I giudici della Corte di Cassazione hanno dichiarato improcedibile il ricorso presentato da Felice Napolitano, esponente del clan Belforte, il quale chiedeva la rettifica della data di cessazione del sodalizio con il clan dei Mazzacane, e quindi al 2007 e non al 2013.
La richiesta veniva sollevata in seguito ad una sentenza del 2015 dalla quale si rilevava che gli ultimi episodi delittuosi contestati erano collocati tra il 2007-2009. Invece per gli ermellini “gli elementi probatori acquisiti consentivano di affermare il legame di Napolitano al clan Belforte, che lo stato di detenzione, come evidenziato dalle dichiarazioni del collaborante Nocera, non aveva interrotto, tanto è vero che continuava a essere sostenuto economicamente dai vertici della sua consorteria camorristica, che gli corrispondevano somme di ammontare annuo comprese tra i 7.000 e gli 8.000 euro. Tali conclusioni venivano corroborate dai documenti sequestrati dai quali si evinceva che Napolitano era tra i soggetti ai quali veniva ‘stabilmente assegnata una quota mensile elevata’”.
Quindi il ricorso è stato rigettato con la condanna di Napolitano al pagamento di 2mila euro in favore della Cassa delle Ammende.
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