L’acqua è un elemento essenziale per la nascita e il mantenimento della vita umana. Nelle nazioni più evolute l’acqua è un diritto acquisito per tutti i suoi cittadini.In realtà la dottrina cristiana attribuisce a quest’opera di misericordia un valore rigenerante, evangelizzatore e salvifico.
Gesù sulla croce afferma di avere sete, una sete che verrà placata accostando alle labbra una spugna imbevuta di aceto. Questo episodio è ricco di significati dai quali si diramano delle riflessioni che spiegano il valore di questa opera di misericordia. La sete è una necessità primaria che se viene ritardata provoca rapidamente la morte.
Gesù che aveva dichiarato di essere la fonte di acqua viva per la vita eterna, chiede di essere dissetato. La fonte chiede l’acqua, la vite che produce il vino raffinato chiede qualche goccia di aceto, la sorgente inesauribile della gioia domanda una spugna di amara consolazione, colui che ha sete di salvezza delle anime riceve l’opera di corruzione della natura umana.
Dare da bere agli assetati … non la pensa così il parroco di Puccianiello che nel primo pomeriggio inveisce, scuotendo per un braccio un bambino del luogo che voleva rifocillarsi dopo un giro in bici alla fontanella della Parrocchia.
Ricordiamo al curato che dare da bere l’acqua è quel gesto di carità attuabile da ogni persona, anche la più povera del mondo, che offre un gesto di solidarietà che troverà abbondante ricompensa nel Regno dei Cieli. La semplicità e l’accessibilità di questa opera di misericordia corporale richiama l’essenzialità dell’amore di Dio, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati, compiendo atti di carità che sono alla portata di tutti perché sono l’essenza e la necessità della vita quotidiana….Kest’è!
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