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Marino vuole consentire ai cavaioli di perpretare, senza alcun vincolo temporale

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Caserta – Carlo Marino sembra un attore nato, secondo NOI anche più bravo della sua signora (non ce ne voglia)! (linK)

Quei casertani veri e che come lui non recitano la parte di arrabbiarsi, certamente si ricorderanno della lettera inviata al presidente della Regione per chiedere la cancellazione del famoso emendamento salva-cave all’articolo 4 di una legge regionale in approvazione, mentre ora, pochi giorni fa, da presidente dell’Anci regionale, fa di Caserta una vera e propria “cava assoluta“, proiettando la città 40 anni indietro. 

Ora, uno così ‘capace’ come si definiva in campagna elettorale scorsa per prendere voti, che problemi può avere nel ribaltare totalmente ciò che affermò 9 o 10 mesi fa sulle cave? Infatti Carlo Marino rappresenta in pieno il declino inarrestabile, il precipizio morale di una comunità che non sa sviluppare un sistema di valori a cui collegarsi nel momento nel quale si va a valutare un partito o un uomo politico. 

Dopo esserci fatta qualche risata su un paio di passaggi della sua lettera, scritta a De Luca, di tre paginette e da lui chiamate “osservazioni” al disegno della nuova legge urbanistica, già approvata dalla giunta regionale, già passato al primo vaglio in commissione, oggi giunta ai tavoli tecnici e, nelle intenzioni di De Luca, da approvare in consiglio regionale entro marzo, c’è dell’inverosimile.

Non dimentichiamo che tutto questo avviene durante la fase complicatissima dell’approvazione dei bilanci del comune, dove un Camillo Federico ha votato l’invotabile, cioè quello che già in questi giorni è al vaglio della Corte dei Conti.

Forse per questo motivo Giovanni Zannini ha  “indotto” Camillo Federico a votare una cosa che,  al di la dell’amicizia con il consigliere regionale, il professionista mondragonese trapiantato a Caserta non avrebbe mai e poi mai votato.

Ma Luserta, evidentemente, per Zannini, è diventato un punto di riferimento irrinunciabile. E non solo sul terreno dell’amicizia che non dovrebbe entrarci nulla col corso di questi eventi, ma sul terreno politico elettorale. 

Ritornando alle “osservazioni”, ricordiamo che  si va ad agire su una delle strutture portanti del disegno della nuova legge urbanistica: la riqualificazione del territorio, regolata dall’articolo 67 comma 1. Infatti, Marino scrive che secondo l’Anci regionale, cioè secondo l’associazione dei sindaci, sarebbe opportuno aggiungere una nuova lettera, precisamente la lettera E alla formulazione del comma 1 che riscriverebbe in pratica tutta la normativa, riedificando per intera, la disciplina sulla cosiddetta riqualificazione delle aree utilizzate per attività di cava: “Al fine del conseguimento delle esigenze di conservazione dei livelli occupazionali delle aziende, che hanno titolo alla delocalizzazione ex art. 28 NDA PRAE, e per le quali la delocalizzazione non è avvenuta, e del perseguimento degli obiettivi di cui al comma 1 lettera e, deve ritenersi consentita la coltivazione di tutte le cave abbandonate in disponibilità dei privati in conformità con quanto stabilito dall’art. 31 NDA PRAE ma in deroga ai criteri cronologici di coltivazione stabiliti e alle procedure indicate ai commi 3 e 4 dell’art. 31 cit. qualora le richieste dell’autorizzazione estrattiva provenga da esercenti aventi titolo alla delocalizzazione.”

Quindi, come avrete letto, non c’è più il vincolo della tempistica prevista dalle norme Tecniche di Attuazione del PRAE, e neppure quello immaginario, beffardo e cialtronesco dell’apertura del policlinico, nulla. I termini temporali, vera architrave della nuova disciplina prevista dal PRAE in vigore vengono aboliti.  

Ovviamente, non poteva mancare la solita presa in giro della tutela dei livelli occupazionali, come se cave non avessero chiuso e trovato una soluzione per i dipendenti, così com’è successo per quelli del cementificio Colacem, ex Caltagirone di Maddaloni. La formulazione di queste osservazioni è talmente fuorviante e fuori di ogni logica da far venire una rabbia che, nel contesto della città di Caserta, arrabbiarsi è  ormai  inutile. Si arriva anche a pensare che tutto questo non sia solo “opera” di Carlo Marino perché il sindaco di Caserta sa bene quale polverone sia destinata a sollevare una roba di questo genere e sa bene che difficilmente potrà essere approvata in un consiglio regionale, la cui seduta si terrà a due mesi dalle prossime elezioni; però lo stesso ha mantenuto un impegno preso con Luserta e Zannini che dunque non possono rimproverargli nulla. Piuttosto possono diventare una cosa sola con il sindaco di Caserta nella totale carenza di ogni inibizione che accomuna i tre principali attori degli eventi.

Facendo scrivere a Marino queste osservazioni, Zannini e Luserta non possono seriamente pensare che l’operazione passerà. E allora veramente rimane un mistero il motivo per cui hanno chiesto che il sindaco assumesse questa iniziativa, facendola diventare oggetto di scambio per il voto favorevole al bilancio. Anche se uno non può dire a Marino, noi ti votiamo il bilancio e salviamo la tua poltrona e tu in cambio compri per svariate decine di milioni di euro una bomba atomica di nostra produzione e la sganci su Caserta.

Ecco perché politici del genere andrebbero cacciati per sempre dalla realtà politica. Ovviamente questo articolo sintetizza in parole povere il contenuto iper-tossico delle osservazioni di Carlo Marino. Seguiranno aggiornamenti.

 

  
     
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