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Tutti psicologi, tutti criminologi ed educatori

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Giulia Cecchettin aveva solo 22 anni. È stata uccisa a colpi di coltello. Unico accusato finora è l’ex fidanzato, l’ultimo a vederla e datosi alla fuga. Da Vigonovo (in provincia di Venezia), a bordo di una Fiat Punto, è arrivato fino ad Halle (vicino a Lipsia, in Germania).

L’arresto in Germania di Filippo Turetta

Ha trascorso una settimana in latitanza e poi è stato fermato dalla polizia tedesca. Era senza soldi, senza benzina e senza speranza. È scattata l’estradizione in Italia. I poliziotti tedeschi hanno detto che non ha fatto resistenza, che era stanco e rassegnato. Emergono dettagli: i sacchi neri trovati sul corpo della vittima, le ricerche su Google fatte da Turetta prima dell’omicidio, che fanno parlare di premeditazione.

Il processo non è ancora iniziato, il circo mediatico e social sì

Questo ennesimo fatto di sangue, che vede vittima una ragazza, ora diventa oggetto di un processo. Si attendono gli sviluppi sul piano giudiziario. Ed è già partito il circo mediatico, che nell’epoca che stiamo vivendo è un circo allargato. Diventa social, con donne e uomini di spettacolo, influencer e aspiranti tali, che prendono la parola.

Elena Cecchettin, la sorella della vittima, di due anni più grande di Giulia, ha scritto : “Filippo Turetta viene spesso definito come mostro e invece un mostro non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro”.«Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura. E nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto»

Elena Cecchettin, sorella della vittima

Il ministro Matteo Salvini ha parlato di carcere a vita e di nessuno sconto di pena. Ne è nato un botta a risposta e in queste ore sui social non si parla d’altro. La sorella della vittima ha risposto a breve giro di posta: “Dubita della colpevolezza di Filippo? Anche questa è violenza!”

Tutti psicologi e tutti criminologi

Tutti psicologi, criminologi ed educatori. Sì, perché ora si parla anche di educazione emotiva dei ragazzi, anche se la storia recente insegna che questo tipo di delitti sono compiuti anche da uomini ampiamente adulti. Noi abbiamo sentito lo psichiatra Alessandro Saluzzi, che parla di “sindrome del maschio fragile“.

L’accusa alle famiglie: giovani maschi allevati come padroni

Tanti dubbi, tante domande e tante teorie come quella che va per la maggiore: la teoria del patriarcato, dei maschi cresciuti nella cultura del dominio che nei rapporti affettivi, ma in realtà in tutti i rapporti, non può esistere. Così madri e padri si interrogano, mentre sui social – a colpi di hashtag – c’è chi ottiene popolarità giocando sul dramma di altri dichiara Ciro Guerriero direttore di caserta kestè

  
     
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