Normalmente l’umidità da risalita nei muri si misura con uno strumento portatile appoggiato al muro chiamato igrometro. Questo strumento non dà letture reali in quanto misura parametri, tipo la resistenza elettrica, connessi alla quantità d’acqua, non quella vera e propria. Per conoscere quest’ultima occorre un prelievo del materiale del muro, detto carota ed un apparecchio speciale detto termo-bilancia.
Un locale è sicuramente “sano” se il tasso di umidità nei muri non supera il 3%.
Un tecnico preparato può anche effettuare delle misure dell’ammontare della risalita nell’istante della misurazione con un semplice tester da elettricista. L’altezza della risalita dipenderà dal tipo di materiale, dall’acqua disponibile nel terreno a seconda delle zone e delle stagioni, e dal tempo trascorso, anni o secoli.
Quali sono i materiali da costruzione più soggetti?
L’unico tipo di materiale che se poggiato direttamente sul terreno non sarà soggetto alla risalita sarà, ovviamente, un materiale quasi impermeabile all’acqua, ovvero, un forte granito, un basalto, un marmo duro, ecc. Altrimenti, tutti i materiali ne saranno affetti.
Quali danni provoca?
Contrariamente alle credenze diffuse, l’acqua in risalita non è la causa diretta del degrado e della distruzione di mattoni, pietre, marmi, intonaci, ecc. Sarebbe come attribuire al “tempo” l’arrugginimento della carrozzeria di un’auto. Certo, nel tempo la pioggia ha creato le condizioni di bagnato perché la lamiera potesse arrugginirsi per processo chimico, ma non è esso stesso la causa del danno! Le pile di un ponte o di un porto Romano testimoniano che la sola immersione per 2000 anni non fa nessun danno.
I danni visibili oggi sono stati provocati dalla formazione e dall’accumulo, nonché dal periodico cambiamento di volume, dei cristalli dei sali generati dall’evaporazione della soluzione salina che è penetrata in un muro o in un intonaco nel corso di anni o secoli di risalita o di esposizione a salsedine.
Questi cristalli dei sali si manifestano all’esterno come semplici efflorescenze bianche (dette anche salnitro). Spesso sono erroneamente considerate un “fastidioso difetto estetico”, da eliminarsi in quanto tale e non il sintomo della vera “malattia” che distrugge la pietra, il mattone, l’intonaco. Questa malattia è la sub-efflorescenza ossia, i cristalli dei sali che si annidano dentro nei primi 12 mm circa della superficie da dove avviene l’evaporazione. Le efflorescenze sono innocue, basta spazzolarle via. Le sub-efflorescenze sono invisibili dall’esterno ma sono esse che provocano i danni e le distruzioni.
Quali sono i metodi migliori per eliminare il problema?
Non vi è genericamente un metodo migliore di altri per risanare. La distinzione dovrebbe essere fra metodi che eliminano permanentemente i problemi di una antica risalita ancora in atto e quelli che li eliminano solo temporaneamente.
Una soluzione permanente comporta distinguere, e sanare in modo duraturo, le due componenti del fenomeno che sono:
- l’umidità presente causata da una risalita in atto. Interrompere il flusso di acqua in atto in qualche modo (drenaggi, barriere alla risalita di vario tipo) comunque non basta
- si deve far fronte ai cristalli dei sali accumulati negli anni o secoli nel materiale, in quanto (cosa che non viene mai detta) sono ri-cristallizzanti e quindi potranno continuare le loro distruzioni indipendentemente dal non avere nuova acqua.
Per quanto riguarda il primo punto, occorre un qualche tipo di barriera (anello di elettrosmosi attiva, taglio del muro, iniezione di idro-repellenti, apparecchi elettro-magnetici, ecc.).
Per il secondo punto l’unico modo e di estrarli e rimuoverli dal muro con un impacco desalinizzante. L’impacco oggi più efficace è il bio-estrattore Cocoon. Questa soluzione è l’unica valida anche nel caso della presenza di vecchi sali che possono mantenere un locale umido anche da soli dopo aver inserito una barriera, in quanto (anche questa cosa che non viene mai detta) i sali sono igroscopici, ovvero attirano acqua dall’aria ambiente e la restituiscono.
Però il risanamento completo viene raramente fatto. Quasi sempre si adottano risanamenti temporanei, cioè che nascondono i sintomi per un certo periodo.
Un tale risanamento è generalmente basato sull’uso di intonaci “risananti” anche a norma UNI EN 981-1R. Sono di due tipi principali: i macroporosi deumidificanti e quelli contenenti idro-repellenti che “bloccano” i sali nei muri. Purtroppo, commercialmente la distinzione non viene quasi mai spiegata al cliente.
In assenza di barriera alla risalita è prevedibile una vita di 2-2 ½ anni nel caso dei macroporosi e di 4-4 ½ anni per gli altri. Invece, in presenza di una barriera può darsi che siano permanenti, ma solo se i vecchi sali rimasti nel muro sono molto pochi oppure sono stati estratti con il bio-estrattore.
E quando non si possono risolvere completamente, quali sono i compromessi accettabili?
Una barriera di qualche tipo è sempre fattibile. I vecchi sali purtroppo vengono del tutto ignorati dal discorso commerciale, attribuendo tutta la colpa alla sola “umidità”. Quindi, dipende se il cliente che si rivolge all’addetto commerciale è conscio del tipo di scelta che compie oppure no. Raramente lo è in quanto non è preparato. Se lo è, può consapevolmente accettare un compromesso temporaneo.
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