Non è possibile rimanere in silenzio di fronte a una situazione che da troppo tempo caratterizza la nostra città, quella degli sversamenti di rifiuti nelle piazzole pubbliche di quartieri come via Graefer e via Da Vinci. Una lettrice, residente di uno di questi quartieri popolari, ha giustamente sollevato il suo sdegno. Una donna che, a differenza di tanti altri, paga regolarmente le tasse, in un contesto dove l’impegno civico e il rispetto delle regole sembrano un miraggio. La sua richiesta è semplice: “Vorrei che i servizi ecologici funzionassero. Perché pago come tutti, ma le strade sono una discarica a cielo aperto.”
La sua richiesta sarebbe legittima se vivessimo in una città normale. Ma a Caserta, purtroppo, questa normalità non esiste. La realtà che emerge con forza dalle sue parole è una verità che troppi cittadini ignorano o fanno finta di non vedere: gli sversamenti nei quartieri popolari non sono un fenomeno isolato, ma una prassi quotidiana.
La responsabilità, in primis, ricade su quei residenti che, purtroppo, ignorano il principio fondamentale della raccolta differenziata, e contribuiscono ad alimentare il degrado in cui viviamo. Ma non basta, la verità è che chi paga per questi atti di inciviltà sono i cittadini onesti, come la nostra lettrice, che si vedono costretti a finanziare, tramite le loro tasse, gli interventi di pulizia straordinaria da parte delle ditte dei rifiuti.
A essere indignati, dovrebbero essere tutti i casertani che ogni giorno si trovano a fronteggiare questo scempio. Ma c’è un aspetto ancora più grave e inquietante che non possiamo ignorare. Per anni, la politica locale, a partire dal sindaco Marino e dalla sua maggioranza, ha fatto finta di non vedere questo degrado. La verità è che la mancanza di rigore e di controllo sui residenti di questi quartieri è da ricondursi a un meccanismo malato e perverso che si è instaurato con la compravendita di voti. Un meccanismo che ha permeato la nostra città, come dimostrano le carte dello scioglimento del Comune, che hanno messo nero su bianco la realtà di questo marciume.
Nei quartieri popolari, da anni, si vende il voto per poche decine di euro. Un favore a favore di un altro, senza alcuna coscienza civica. Eppure, tutto questo è passato sotto silenzio, protetto dalla rete di interessi che ha contribuito ad alimentare una zona grigia, dove i diritti sono diventati favori e i doveri si sono dissolti. Così, in queste zone, non si è più cittadini, ma si è servi di un sistema che ti compra, ti sfrutta e ti svende, con il risultato che la città ne paga le conseguenze.
Questo circolo vizioso, che fino al 18 aprile ha avuto il suo baricentro nella politica locale, ora si spera che possa essere interrotto. Con l’arrivo della Commissione Straordinaria, lo Stato ha preso il posto della politica, ma sembra che i prefetti, purtroppo, non siano consapevoli della gravità della situazione. Sarebbe il caso che qualcuno glielo spiegasse, per evitare che questo pezzo di illegalità quotidiana continui a perpetuarsi, a spese di chi non ha colpe, ma paga il prezzo di anni di malgoverno e corruzione.
Nel frattempo, a pagare le conseguenze sono sempre i cittadini onesti, quelli che si trovano a vivere quotidianamente in un ambiente insostenibile. La speranza è che, con l’intervento dello Stato, si possa finalmente mettere fine a questo circolo vizioso, che ha reso Caserta una città dove i diritti sono stati mercificati, dove l’illegalità è diventata la norma. È il momento di voltare pagina, di ripristinare la legalità e la giustizia in ogni angolo della nostra città, partendo proprio da quei quartieri dove la vergogna della compravendita di voti e del degrado ambientale si intrecciano, segnando un futuro che deve cambiare, e presto.
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