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Guerriero: Sul prato di Pontida sventola la bandiera israeliana. Onorevole Zinzi, ha perso la voce?

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Pontida, quel prato sacro alla salamella e al populismo, si è arricchito di una nuova scenografia: la bandiera israeliana portatada un tizio come fosse un ombrellone al mare.
Caro onorevole Zinzi, lei che da quelle parti ci pascola con disinvoltura, che effetto le fa?
Applaude convinto pure questa volta? O si limita a un sorriso imbarazzato mentre in cuor suo pensa: “Basta che non mi fanno domande”?

Io le farò, come le ho sempre fatte… LIBERO, A TESTA ALTA E SENZA COMPROMESSI !!!

Perché vede, qui non stiamo parlando di un drappo colorato: quella bandiera rappresenta un GENOCIDIO, una guerra, morti, sangue, tragedie che ogni giorno scorrono sui telegiornali. Portarla a Pontida significa ridurla a scenografia, a gadget elettorale, a folklore da raduno paesano.
Un insulto alla storia, alla sofferenza e perfino al buon senso.

Eppure, lei tace.
Tace perché Pontida è la passerella a cui non si può rinunciare: troppo comodo restare in platea, a battere le mani al capo, sperando che nessuno chieda conto.
Ma qui la domanda è inevitabile, onorevole: lei si riconosce in quella bandiera issata sul prato di Pontida? Sì o no?

Il problema è che a Pontida si sventolano bandiere come fossero fazzoletti da stadio. Ieri il tricolore, oggi Israele, domani magari la bandiera del Burundi, purché faccia scena e raccolga due applausi.
Una fiera dell’ipocrisia dove la politica è ridotta a folklore, e i simboli a carnevale.

E allora, Zinzi, ci dica: lei che si proclama “uomo delle istituzioni”, si sente a suo agio in questa farsa?
O pensa che le bandiere siano solo pezzi di stoffa da sventolare a seconda delle convenienze del momento?

Perché il silenzio, in questo caso, non è neutralità: è complicità.
E finché continuerete a confondere la tragedia con la scenografia, Pontida resterà quello che è: un prato concimato più dalla retorica che dalle idee.

E voi, onorevole, continuerete a fare la figura di quelli che non hanno il coraggio neppure di dire una parola chiara.

  
     
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