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Parco degli Aranci, lo spazio nido chiuso: l’ennesima resa davanti all’inciviltà

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Chiudere uno spazio dedicato ai bambini da 0 a 3 anni perché minorenni annoiati, allo stato brado, hanno deciso che l’arredo pubblico è il loro sfogatoio notturno. Succede a Caserta, Parco degli Aranci: la villetta che doveva essere un presidio di comunità e un rifugio per i più piccoli oggi è ridotta a un campo di battaglia, tra giochi distrutti, libri e marionette sparite, bandiere della Pace rubate.

Il Comitato che da anni si fa in quattro per mantenere viva la villetta ha dovuto alzare bandiera bianca. Non per mancanza di volontà, ma per un degrado che non è solo materiale: è morale. Perché se i ragazzini possono scavalcare cancelli e devastare ciò che altri hanno costruito con fatica, significa che da qualche parte i genitori hanno perso il libretto delle istruzioni. O, peggio, hanno deciso che “non è affar loro”.

E allora la domanda è inevitabile: questi ragazzi sono davvero senza famiglie, oppure hanno famiglie che li lasciano crescere senza alcuna regola, purché non stiano tra i piedi? Perché un minore che di notte devasta uno spazio pubblico non è “vittima della noia”, è figlio di una società che abdica al suo dovere educativo.

Il Comitato, con una dignità che commuove, parla di “fallimento collettivo”. Ed è proprio così: quando uno spazio comune muore, muore anche l’idea stessa di comunità. Ma la responsabilità non può essere scaricata solo su chi si rimbocca le maniche da volontario: servono controlli, serve una presenza delle istituzioni, serve che chi danneggia paghi – in prima persona o con i genitori a rispondere.

Chiudere lo spazio nido significa dire ai bambini di Caserta: “scusate, ma siete troppo piccoli per sopravvivere all’inciviltà dei grandi”. Ed è una sconfitta che non possiamo permetterci.

Perché non basta piantare alberi e installare giochi. Se non educhiamo al rispetto, se non insegniamo che il bene comune è sacro, continueremo a chiudere spazi, a murare sogni e a crescere generazioni di vandali convinti che tutto gli sia dovuto.

  
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