CAIVANO – Una messa trasformata in minaccia di morte. È accaduto questa mattina nella parrocchia di San Paolo Apostolo, al Parco Verde, dove un uomo con occhiali scuri, mescolandosi tra i fedeli, si è avvicinato a don Maurizio Patriciello al momento della comunione. Non una preghiera, non un gesto di fede: in mano una busta con dentro un proiettile. Poi la fuga, rapida e silenziosa.
A denunciare l’accaduto è la giornalista Marilena Natale, testimone diretta: “È raccapricciante e vergognoso ciò che ho visto. Un esponente della criminalità locale ha trasformato l’altare in un palcoscenico di intimidazione, consegnando al parroco una minaccia di morte in piena liturgia”.
Non è la prima volta che don Patriciello, da anni in prima linea nella lotta alle mafie e nel denunciare il degrado del Parco Verde, diventa bersaglio di chi vuole ridurlo al silenzio. Ma questa volta la camorra ha scelto il luogo più sacro e il momento più intimo: l’altare, l’Eucaristia.
Un segnale preciso: colpire il sacerdote nel cuore della sua missione, davanti ai suoi fedeli, per umiliarlo e isolare la comunità. Un atto che rappresenta non solo un’intimidazione personale, ma un oltraggio alla città intera e alla libertà religiosa.
Don Maurizio, con la sua forza ostinata, ha sempre risposto alla paura con la parola e con la fede. Ma il messaggio lanciato oggi dal Parco Verde non è più solo un avvertimento a un singolo uomo di Chiesa: è la prova che la camorra pretende ancora di governare il territorio con la paura.
E allora la domanda è una: quanto tempo ci metterà lo Stato a rispondere con la stessa fermezza con cui la criminalità mostra i denti?
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