CASERTA – Se a Caserta ci fosse un campionato mondiale di autogol amministrativi, staremmo sempre sul podio. Prendiamo l’ultima perla: il parcheggio sotterraneo di viale Carlo III. Dopo anni di battaglie legali, il Comune se lo riprende e… che fa? Lo chiude. Geniale.
La commissaria Scolamiero, con piglio decisionista, ha mobilitato ben 45 vigili urbani (più che per controllare un derby al Maradona), salvo poi far abbassare le saracinesche a poche ore dai grandi concerti di Ligabue e Giorgia. Risultato: traffico paralizzato, pubblico in coda per ore, e gente costretta ad entrare a spettacolo già iniziato. Se fosse una gag comica, rideremmo. Peccato che fosse la realtà.
Ora, domandina delle più banali: perché non aprirlo almeno provvisoriamente, magari gestendolo con chi i parcheggi li sa fare di mestiere? Troppo facile. Meglio arrampicarsi sulle montagne russe della burocrazia, tra carte, vincoli e timbri: la comfort zone dei commissari prefettizi.
E così, dopo anni di utilizzo senza drammi, improvvisamente il parcheggio non sarebbe più sicuro. Impianti elettrici, vie di fuga, filtri dell’aria. Tutto improvvisamente pericoloso. Domanda cattiva: ma se la stessa solerzia la applicassimo alle scuole comunali, quante classi resterebbero chiuse per caldaie vecchie e uscite di sicurezza improvvisate?
Morale: mentre il mondo corre verso le smart city, Caserta si specializza nella “closed city”. Perché da noi, invece di risolvere i problemi, li si chiude a chiave. Con tanto di saracinesca.
E l’unica figuraccia, ancora una volta, non l’ha fatta né Giorgia né Ligabue, ma Caserta. Che è riuscita a trasformare un evento culturale in una lezione pratica di disorganizzazione. Con voto finale: 10 e lode all’arte di complicarsi la vita.
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