Perdere bene in Campania e reclamare un ruolo di primo piano a Roma
In Campania si scaldano i motori, ma l’officina politica del centrodestra sembra più un’autocarrozzeria improvvisata che un box della Formula 1.
Il viceministro Edmondo Cirielli, casco in testa e sguardo da pilota navigato, è pronto a sfidare Roberto Fico per la corsa a Palazzo Santa Lucia. Peccato che, nel frattempo, il motore giri al minimo e la bandiera a scacchi sia ancora nelle mani di chi non sa se far partire la gara o rinviarla per pioggia… politica.
A Roma, i vertici del centrodestra stanno ancora trafficando con le chiavi inglesi delle candidature, tra Campania, Veneto e Puglia, mentre tutti attendono l’esito delle urne in Calabria per capire chi deve davvero guidare e chi invece deve solo stare nel cofano.
Cirielli appare il favorito, ma come in ogni box che si rispetti c’è sempre qualcuno pronto a cambiare le gomme all’ultimo minuto. E da Forza Italia arriva l’ennesima tentazione: “Ma se in Calabria vinciamo, perché non puntare su un candidato civico?” — che, tradotto in politichese, significa “facciamo finta di rinnovarci, ma restiamo sempre gli stessi”.
Nel frattempo, il pubblico sugli spalti (cioè gli elettori) osserva con crescente divertimento questa gara di nervi e di poltrone. Per ora Cirielli è in pole position, ma nel paddock azzurro si sentono già i sussurri di chi, al primo segnale di sbandata, è pronto a scendere in pista con un sorriso e un santino nuovo di zecca.
Del resto, in Campania la politica è come il Gran Premio di Montecarlo: scintillante, caotica e piena di sorpassi all’ultimo secondo. Solo che qui, invece dei piloti, a girare in tondo ci sono sempre gli stessi… e la pista, ormai, è piena di buche.
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