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Al Plaza Zannini mattatore, Cirielli ignorato e Lega nel mirino. Tenga e Guida, senza ‘scuorno’, ai piedi di Zannini per elemosinare il ritorno nel centrodestra

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Hotel Plaza pieno come ai tempi di Nicola Cosentino: palco tirato a lucido, maxi-banner con Berlusconi e Tajani e, in fondo alla sala, l’immagine-totem di Giovanni Zannini che accoglie gli ingressi e si prende la scena. È qui che ieri mattina Forza Italia ha battezzato la candidatura del consigliere mondragonese alle Regionali, con la passerella dei vertici azzurri — Gasparri, Benigni, Martusciello, Silvestro, il sottosegretario Ferrante, il presidente della Provincia Colombiano — e il collegamento di Antonio Tajani da Roma. In sala si è parlato di numeri importanti (oltre millecinquecento presenze e circa 130 amministratori “in dote” allo stesso Zannini, secondo gli organizzatori), con tanto di presentazione della lista casertana.

La scenografia, più delle parole, ha raccontato l’impostazione politica dell’evento: Forza Italia ha parlato a se stessa e al proprio “centro” ignorando platealmente Fratelli d’Italia. Niente simbologie, niente riferimenti: solo un piccolo banner di Edmondo Cirielli relegato in un angolo, quasi a dire che il candidato presidente non è affare di giornata. Il confronto vero, quello cercato e cercandolo esibito, è con la Lega: dal palco si sono sentite battute sugli “illuminati sulla via di Pontida”, mentre Zannini, con soddisfazione, ha rivendicato la prova di forza delle Provinciali (“Colombiano eletto, il candidato leghista al 13%”). Non c’era bisogno di sottolineature: il messaggio è passato, netto, anche visivamente.

Dentro questo perimetro, hanno fatto rumore le presenze di alcuni ex consiglieri comunali di Caserta. Michele Picozzi è la conferma di un rapporto politico ormai stabilizzato con Zannini: un recupero compiuto dopo le prime ammiccate verso Fratelli d’Italia e l’orbita di Errico Scala. La fotografia di ieri certifica il rientro. Ben più indigesto, per una parte del centrodestra casertano, l’arrivo di Donato Tenga: l’idea che la sua vicinanza a Zannini possa valergli un’ipoteca su una candidatura al consiglio comunale nel 2027 ha fatto storcere più di un naso. Il ricordo delle giravolte in aula ai tempi di Del Gaudio, con il successivo approdo nell’area di Carlo Marino, pesa ancora nelle memorie di coalizione: Tenga è percepito come inaffidabile e il timore, espresso a microfoni spenti da diversi ex consiglieri, è di ritrovarsi in casa problemi antichi sotto casacche nuove.

Non meno spigolosa la comparsata di Domenico “Mimmo” Guida: curriculum lungo e trasversale (maggioranza con Falco, opposizione con Petteruti, poi candidatura nel centrosinistra con Marino), ieri in prima fila “alla corte” azzurra. Chi, nel centrodestra, predica la linea del rigore teme la riapertura della porta girevole e i suoi effetti collaterali: la preoccupazione — dicono — non è il singolo nome, ma l’idea che l’onda lunga degli ex amministratori di centrosinistra, per anni vicini a Marino, ridisegni il recinto senza chiedere un vero “tagliando” politico. È una questione di opportunità, prima ancora che di conti elettorali in vista delle Comunali 2027: allargare sì, ma a che condizioni? E con quali garanzie per chi ha tenuto la linea quando la linea non pagava?

Diverso il caso di Nicola Gentile, ex presidente della commissione Affari generali: per lui l’etichetta bipartisan di “brava persona” pare salvacondotto sufficiente a disinnescare mugugni. E tuttavia, alla voce “cronache dal Plaza”, è finito sui taccuini per un piccolo inciampo all’ingresso della sala, proprio mentre Zannini faceva il suo ingresso: una scenetta da commedia degli equivoci, come se avesse preso troppo slancio per andarlo a salutare. Si è rialzato subito, per fortuna: solo l’ironia del destino, niente di più.

Capitolo “notabili”. In platea si sono visti il presidente di Confindustria Caserta Luigi Della Gatta e, soprattutto, Tommaso De Simone, numero uno della Camera di Commercio: fino a ieri candidato del Pd alle Politiche, oggi seduto tra gli azzurri novella Carla Fracci della politica casertana. Effetto sorpresa assicurato, anche tra gli addetti ai lavori. A margine, segnalata la presenza del dirigente comunale Giovanni Natale: cognome ingombrante, legami di famiglia non proprio idilliaci con l’ex sindaco Carlo Marino e una lunga scia di fascicoli giudiziari in cui il suo nome è entrato e uscito negli anni. Anche qui, più di un sopracciglio sollevato.

Tirando la riga, l’operazione Zannini in Forza Italia si presenta come un atto di forza organizzativa e simbolica: platea piena, lista mostrata come “più radicata del panorama casertano”, obiettivo dichiarato dei due seggi, investitura nazionale seppur in collegamento. Ma proprio perché l’asticella è così alta, il nodo politico che il centrodestra dovrà sciogliere da qui al 2027 è quello della “porta larga”: fino a che punto conviene aprirla agli ex amministratori che per un decennio hanno orbitato nel campo di Marino? La storia recente di Caserta insegna che le coalizioni si rompono non quando si allargano, ma quando si allargano senza identità. Ieri, tra cori, inni e standing ovation, è stata una festa azzurra riuscita. Domani, quando si faranno le liste per il Comune, servirà una bussola altrettanto chiara quanto i banner che al Plaza hanno raccontato — meglio di qualsiasi discorso — chi c’era davvero sul palco e chi, invece, è rimasto nell’ombra.

  
     
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