De Luca è come il prezzemolo: lo trovi ovunque, anche dove non te lo aspetti. Il centrodestra pensava di averlo archiviato, ma lui – da vecchio marpione – ha già tirato fuori ago, filo e forbicine per cucirsi addosso il nuovo vestito politico. Altro che rottamato: è il sarto istituzionale del potere campano.
Il governatore torna in pista con la sua etichetta d’autore: “A Testa Alta”. Nome perfetto per chi a Palazzo Santa Lucia non si è mai alzato dalla sedia. Cinque circoscrizioni, un plotone di fedelissimi e una trama da Machiavelli con l’accento salernitano.
Tappa d’obbligo: Caserta, capitale del deluchismo militante. Lì è già pronto il “bus del consenso”: Zannini, Santangelo, Oliviero, Iodice e Aversano ai posti di comando, con biglietto di sola andata verso la “casa del padre politico”.
Destra, sinistra, M5S? Tutti benvenuti: qui si viaggia a pieno carico e senza controlli ai confini ideologici.
Il bottino? Tra 12 e 15 consiglieri personali, pronti a scattare sull’attenti al primo cenno del Capo. Con una squadra così, De Luca non ha bisogno di vincere: gli basta restare al centro del tavolo, come il jolly che decide la partita.
Scenario da Palazzo: maggioranza 30 a 20, o – per i più catastrofici – 27 a 23. Poco importa. Con i suoi “soldatini deluchiani”, basterebbe una mozione di sfiducia chirurgica per far saltare il banco e tornare a comandare.
Mentre gli altri fanno la guerra dei candidati, lui prepara il sequel del film: “De Luca Forever – Il Ritorno del Governatore Infinito”.
Perché a Santa Lucia, più che un palazzo, c’è una corte rinascimentale: cambiano i cortigiani, ma il sovrano è sempre lo stesso.
“A Testa Alta”? Certo. Ma con le radici ben piantate nella poltrona.
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