L’INCHIESTA
La Guardia di Finanza di Marcianise, su mandato della DDA di Napoli, ha scoperchiato l’ennesimo pentolone bollente: un’inchiesta che mescola politica, clan e appalti nel comune di Santa Maria a Vico (Caserta).
Sei arresti questa mattina: due camorristi in cella, quattro politici ai domiciliari tra cui il sindaco Andrea Pirozzi, la vice Veronica Biondo, l’ex assessore Marcantonio Ferrara e il consigliere Giuseppe Nuzzo.
Le accuse? Un buffet di reati: scambio elettorale politico-mafioso, induzione indebita, rivelazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento.
GLI AFFARI DEI MORTI (E DEI VIVI)
Le indagini partono dal cimitero comunale, dove il clan Massaro avrebbe messo le mani sull’appalto per l’ampliamento.
Ma il vero colpo era in preparazione: la costruzione di un forno crematorio da affidare a una società “amica”, con un affiliato come socio occulto.
Un affare da bruciare… in fretta.
DAL CHIOSCO ALLA FIERA
Il clan non si faceva mancare nulla: la gestione di un chiosco-bar abusivo mai abbattuto e senza canoni pagati, più la regia di un’area fieristica per incassare altre entrate.
E per completare il quadro, anche qualche assunzione pilotata in ditte appaltatrici: “o prendi il nostro uomo o perdi il lavoro”.
I VOTI DEL CLAN
Le intercettazioni raccontano una campagna elettorale già scritta: i boss prevedevano risultati, assegnavano cariche e distribuivano pacchetti di voti come fossero volantini.
Altro che democrazia: elezioni a gestione camorristica.
LA MORALE (AMARA)
Dal cimitero al municipio, tutto passa per le stesse mani.
E in Campania, dove ogni inchiesta somiglia a una puntata di Gomorra, resta una domanda:
Chi amministra e chi comanda davvero?
Ci scusi, signor Prefetto: cos’altro deve emergere da questa indagine perché lo Stato si accorga di quanto accade sotto i suoi occhi?
Ogni nuovo atto, ogni intercettazione, ogni arresto è un pugno nello stomaco ai cittadini onesti, ma anche un colpo all’idea stessa di istituzioni.
Come può un sindaco continuare a indossare la fascia tricolore, simbolo della Repubblica, mentre da mesi emergono parole, accordi, comportamenti che nulla hanno a che vedere con l’etica pubblica?
Ogni giorno in cui resta lì, a rappresentare lo Stato, la Repubblica sputtana se stessa.
E poi ci si domanda perché la gente non crede più nella politica, perché i cittadini si allontanano dalle urne, perché prevale il cinismo.
Perché vedono che la legalità non è premiata, che chi dovrebbe dare l’esempio viene tollerato, difeso, coperto.
Signor Prefetto, si intervenga, ma per ridare dignità a tante persone.
Caserta, Santa Maria a Vico, la Campania tutta non hanno bisogno di commissari straordinari, ma di istituzioni straordinariamente coerenti.
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