BOOM! Altro che “vento del cambiamento”: per Roberto Fico e la sua squadra, la corsa alla Regione Campania si è fermata prima ancora di partire.
Il Consiglio di Stato ha messo la parola fine: niente lista “Fico Presidente” in provincia di Avellino.
Errore tecnico? Neanche a dirlo. Una figuraccia burocratica da manuale.
“È conclamata l’incapacità di Fico e dei suoi — tuona il senatore meloniano Antonio Iannone, commissario regionale di FdI — se non sanno presentare una lista, figuriamoci come potrebbero governare una regione”.
E giù applausi ironici nei corridoi di Palazzo Santa Lucia.
Gli ex grillini campani, un tempo paladini della legalità e del rigore procedurale, si sono inciampati nei moduli, nei timbri, nei documenti mancanti.
L’effetto? Una scena tragicomica: la “nuova politica” vittima della vecchia burocrazia, ma per colpa propria.
Nell’entourage di Fico si minimizza: “Solo un errore tecnico, ma il progetto continua”.
Peccato che, al netto dei comunicati, la sensazione sia quella di un movimento allo sbando, incapace persino di completare la fase preliminare.
In molti si chiedono se sia il karma amministrativo: anni a criticare gli altri per le irregolarità, e poi bocciati per un vizio di forma.
A Napoli qualcuno ironizza: “La lista era onesta, ma dimenticata sul desktop”.
Tra i fan del senatore Iannone e i detrattori del mondo ex-M5S, l’atmosfera è da festa patronale del sarcasmo:
“Fico doveva rivoluzionare la Campania — sussurra un sindaco azzurro — e invece ha rivoluzionato solo la modulistica elettorale”.
MORALE: in Campania la rivoluzione parte sempre bene, ma si perde al primo modulo.
E adesso, per l’ex presidente della Camera, resta solo un consiglio:
Prima di cambiare il sistema, impara a compilare i moduli.
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