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Carceri campane al collasso: “Emergenza strutturale, servono misure immediate e coraggio politico”

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Il sistema penitenziario campano vive una crisi senza precedenti. A fronte di circa 5.500 posti regolamentari, le carceri della regione ospitano oltre 7.600 detenuti, con istituti che superano stabilmente il 140% di sovraffollamento. Una situazione che compromette la dignità delle persone recluse, rende inefficace ogni percorso rieducativo e mette in grave difficoltà il personale penitenziario.

«Non siamo più di fronte a un’emergenza temporanea – spiega Samuele Ciambriello, portavoce nazionale della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale – ma a una condizione strutturale che richiede risposte immediate e concrete».


Sovraffollamento e misure urgenti

Secondo Ciambriello, è indispensabile intervenire subito con strumenti deflattivi: maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione, ampliamento dell’esecuzione penale esterna, detenzione domiciliare per pene brevi e soggetti fragili, oltre a una drastica riduzione dell’uso della custodia cautelare in carcere.

«Serve una legge ordinaria – sottolinea – rivolta in particolare a chi ha una pena residua pari o inferiore a due anni, come avvenne nel 2003 e nel 2010. Accanto a questo, è non più rinviabile l’introduzione del numero chiuso nelle carceri: nessun ingresso senza un posto letto dignitoso disponibile».

Una misura che, secondo il Garante, tutelerebbe non solo i detenuti ma anche la Polizia penitenziaria, gli educatori e il personale sanitario, oggi costretti a operare in condizioni di costante emergenza.


Suicidi e salute mentale: “Una sconfitta per lo Stato”

A rendere il quadro ancora più drammatico è l’aumento dei suicidi: 76 a livello nazionale nel 2025, di cui 6 in Campania, a cui si aggiungono i casi che hanno coinvolto operatori penitenziari.

«Ogni suicidio è una sconfitta per lo Stato – afferma Ciambriello – e segnala un disagio profondo che spesso non viene intercettato».
Tra le priorità: rafforzare i servizi di salute mentale, garantire la presenza stabile di psicologi e psichiatri, migliorare l’accoglienza dei nuovi giunti e formare il personale alla prevenzione del rischio suicidario.

Resta centrale anche il nodo del sovraffollamento, che «agisce da moltiplicatore del disagio psichico e rende inefficace qualsiasi intervento sanitario».


Strutture obsolete e carenze di governance

Le criticità sono evidenti in istituti come Poggioreale, Santa Maria Capua Vetere e Sant’Angelo dei Lombardi, segnati da strutture obsolete, carenze di personale e discontinuità nella governance.

A Poggioreale, denuncia il Garante, «celle sovraffollate con fino a 9 o 10 detenuti in pochi metri quadrati rappresentano uno scandalo per un Paese civile».
A Santa Maria Capua Vetere pesano sezioni inagibili da anni e una presenza sanitaria insufficiente, mentre a Sant’Angelo dei Lombardi l’isolamento e la mancanza di figure educative compromettono i percorsi di reinserimento.


Minori detenuti: allarme rosso

Particolarmente preoccupante è la situazione della detenzione minorile. In meno di due anni, anche a seguito del Decreto Caivano, le presenze negli Istituti penali minorili sono cresciute di quasi il 50%, senza un corrispondente aumento dei reati.

«Si è rafforzata una logica carcerocentrica – spiega Ciambriello – che penalizza la funzione educativa».
Per i minori, sottolinea, il carcere deve restare l’extrema ratio: servono istruzione, formazione professionale, attività culturali e sportive, sostegno psicologico e politiche di prevenzione nei territori, a partire da scuole, famiglie e servizi sociali.


Clemenza e riforme: l’appello al Parlamento

La Conferenza dei Garanti chiede una riforma complessiva del sistema: depenalizzazione dei reati minori, revisione della custodia cautelare, ampliamento stabile delle misure alternative e, nel quadro dell’Anno del Giubileo, una seria riflessione su provvedimenti di clemenza per pene brevi o reati minori, insieme al rafforzamento della liberazione anticipata speciale.

«L’appello di Papa Francesco, ripreso da Papa Leone – conclude Ciambriello – interpella direttamente le istituzioni. Ignorarlo significherebbe perdere un’occasione storica per restituire umanità e legalità alla pena».

 
   
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