CASERTA – Se oggi Luigi Vitelli non si trova sul banco degli imputati accanto a Franco Biondi nell’album dei ricordi di Tangentopoli casertana, non è certo per mancanza di talento, ma per una fortunata coincidenza: il Parlamento ha abolito il reato di abuso d’ufficio. Una riforma penale che, più che giuridica, sembra un dono piovuto dal cielo per qualche insospettabile.
Nel frattempo, mentre a Roma si riscrivono i codici, a Caserta si continua con la saga degli incarichi “a chiamata diretta”, dove il copione è sempre lo stesso e i protagonisti pure. Si parte con la sospensione di Franco Biondi (mica per un peccatuccio, eh, ma perché firmava atti pubblici mentre era sospeso dall’Ordine degli Ingegneri… per una pec mancata). E si arriva, manco a dirlo, al rinnovo del contratto per Luigi Vitelli, il suo vice prediletto, promosso senza neanche dover sostenere un provino.
I commissari prefettizi, sbarcati a Palazzo Castropignano in missione antimafia, sembrano aver sottovalutato una cosa: che negli uffici comunali la vera piovra non ha più le sembianze dei clan, ma quelle eleganti e discrete della burocrazia consociativa. Così, nel primo giorno di insediamento, parlando col segretario, con i dirigenti, persino col portavoce (e magari col barista), i commissari hanno raccolto una narrazione edulcorata: CasertaCe brutto e cattivo, Vitelli uomo d’oro.
E il risultato? Uno come Biondi che, pur silenziato, continua a essere onnisciente sulle stanze del potere. Uno come Vitelli, che dovrebbe essere un tecnico indipendente, che invece gira col badge “Mi manda Biondi” al collo. E poi ci stupiamo se ogni SCIA si trasforma in silenzio-assenso e ogni silenzio in complicità.
Nel mezzo, una città devastata: non da una bomba, ma da anni di clientelismo ben stirato e cravatte istituzionali. Caserta, terra di conflitti d’interesse travestiti da curricula. Dove il merito è un dettaglio e la legalità una clausola opzionale.
Un consiglio ai commissari: lasciate perdere i complimenti ricevuti nei corridoi. Sono gli stessi che li facevano a Marino mentre sistemava le poltrone per amici e amici degli amici. Qui non servono funzionari educati, servono bulldozer morali. Altrimenti, il comune resterà quella “cucina degli orrori” dove il piatto del giorno è sempre lo stesso: arrosto di legalità con contorno di finta trasparenza.
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