Accerchiato, colpito e derubato in piena notte. Arrestati tre giovanissimi. Ma dietro l’ennesima aggressione, c’è una città che si scopre sempre più fragile.
È successo tutto in pochi minuti, nel cuore della notte, in una delle tante strade di Caserta che dopo una certa ora si svuotano e diventano terra di nessuno. Un ragazzo di 19 anni è stato accerchiato da tre coetanei. Uno di loro ha tirato fuori un coltello, lo ha colpito e gli ha portato via il borsello. Una rapina violenta, improvvisa, seguita da un inseguimento che ha portato all’arresto dei tre baby aggressori da parte dei carabinieri.
Un fatto di cronaca nera come tanti, si potrebbe pensare. Ma che in realtà è solo l’ultima tessera di un mosaico inquietante. Perché a Caserta, negli ultimi mesi, episodi simili si ripetono con crescente frequenza. Giovani che picchiano altri giovani. Ragazzi che si muovono in gruppo e colpiscono quasi sempre per futili motivi.
A giugno, tre adolescenti sono stati aggrediti nei campetti davanti alla Reggia solo perché “non erano del posto”. Spintoni, minacce, uno schiaffo a sangue freddo prima di dileguarsi. Qualche settimana prima, un uomo è stato inseguito e pestato da un gruppo di ragazzi senza una ragione apparente.
Molti di questi episodi si verificano sotto gli occhi dei passanti. Altri, nelle ore più buie, lontano dai riflettori e dai controlli. A fare rumore, però, non è solo la violenza in sé, ma l’età dei protagonisti: vittime e aggressori sono quasi sempre adolescenti o poco più.
Una città presidiata ma non protetta
A Caserta, da anni, è attiva l’operazione Strade Sicure. Militari con il fucile a tracolla presidiano luoghi considerati sensibili: piazze, stazioni, edifici pubblici. Ma dopo l’ennesima aggressione, la domanda sorge spontanea: funziona davvero?
La risposta, dicono gli esperti, non può essere un semplice sì o no. I militari hanno un ruolo importante, ma limitato: sono addestrati per rispondere a minacce specifiche, non per disinnescare litigi tra adolescenti o prevenire scippi e microcriminalità.
E quando la violenza si sposta nei campetti, nei bar notturni o nei vicoli del centro, una camionetta davanti al Comune non basta.
Un disagio che affonda più in profondità
A inquietare, però, non è solo la mancanza di controllo. È il contesto sociale in cui queste violenze nascono.
Parliamo di ragazzi cresciuti senza spazi, senza riferimenti adulti, senza comunità educanti. Ragazzi che si ritrovano spesso in strada, nella noia e nella disillusione, dove la rabbia diventa prima linguaggio e poi gesto.
In città, è più facile incontrare una pattuglia che un centro giovanile aperto la sera. Più facile un controllo che un educatore. Così, alla paura si risponde con la repressione, ma si dimentica la prevenzione.
Eppure, spiegano psicologi e operatori sociali, la sicurezza non è solo presenza armata: è anche possibilità, ascolto, fiducia. Sono attività extrascolastiche, laboratori, percorsi di educazione civica e affettiva. È una rete sociale che tiene insieme scuola, famiglie, istituzioni e territorio.
Il rischio: assuefarsi al peggio
Ogni aggressione lascia un’eco. Nei coetanei che iniziano ad avere paura di uscire. Nei genitori che si sentono impotenti. Nei cittadini che si convincono che ormai non ci sia più nulla da fare.
Ma l’idea che Caserta sia “ingovernabile” o che i giovani siano “perduti” è pericolosa tanto quanto la violenza stessa. Perché abituarsi al peggio significa smettere di reagire.
Eppure, alternative ci sono. Strade Sicure può restare uno strumento utile per specifici interventi – contrasto agli sversamenti, tutela degli edifici pubblici – ma non può essere la risposta a tutto.
Serve una strategia integrata. Politiche pubbliche capaci di guardare oltre l’emergenza, che investano su relazioni, educazione e partecipazione.
Un’occasione da non perdere
Il caso del 19enne accoltellato non è un episodio isolato. È un segnale d’allarme. Un sintomo. Un invito – urgente – a ripensare il rapporto tra la città e i suoi giovani.
Se Caserta vuole evitare di perdere un’intera generazione, deve tornare a guardarla in faccia. Senza paura. Ma con responsabilità.
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