ALTRO CHE LISTE D’ATTESA. Qui i pazienti viaggerebbero a corsia preferenziale, ma non verso casa: dal pubblico al privato, con tanto di ritorno economico. È questo il film che la Procura di Roma sta proiettando nelle carte dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari Roberto Palumbo, primario di Nefrologia del Sant’Eugenio, e l’imprenditore Maurizio Terra.
NEL CAST compare anche Giovanni Lombardi, nome noto a Caserta per un passato da presidente della Casertana Calcio (2013–2015) e oggi imprenditore sanitario. Per lui, sia chiaro, al momento, solo indagine, nessuna misura restrittiva.
SECONDO IL PM Gianfranco Gallo, il copione sarebbe semplice e rodato: Palumbo dimette i pazienti dal Sant’Eugenio, ma guarda caso quelli che hanno ancora bisogno di dialisi finiscono sempre nelle stesse cliniche private convenzionate. Coincidenze? Gli inquirenti non sembrano crederci.
IL PREZZO DELLA “COLLABORAZIONE”? Per la Procura, soldi mascherati da stipendi e consulenze fantasma. Ma soprattutto una quota societaria occulta: il 60% della Dialeur srl – una delle strutture private beneficiarie – sarebbe stato in realtà del primario, anche se formalmente intestato a Terra. Il restante 40%? Riconducibile, secondo gli investigatori, a Lombardi.
IL MEDICO, quindi, pubblico ufficiale di giorno e socio (invisibile) di notte. Una doppia veste che avrebbe garantito alle cliniche un flusso costante di pazienti e al primario un ritorno economico continuo. Nelle intercettazioni, dicono gli inquirenti, Palumbo viene descritto come figura “centrale e indispensabile”, non solo per le competenze, ma per il ruolo istituzionale: una “relazione stabile di mutuo scambio”.
E LOMBARDI? Oltre a operare nel privato con il gruppo Nefrocenter, oggi è anche attivo all’Asl di Caserta, come soggetto apicale dell’organizzazione Vivamente, impegnata nel servizio 118 in convenzione per uno dei quattro lotti, insieme a Misericordia Caivano, Soccorso San Gennaro e ODV San Leonardo. Un dettaglio che, nelle carte, pesa.
COME SEMPRE, VA DETTO: siamo alle indagini preliminari, niente sentenze, solo accuse da verificare in tribunale. Ma intanto la sanità pubblica torna sotto i riflettori, non per le cure, bensì per i percorsi alternativi dei pazienti e i percorsi molto diretti dei soldi.
E LA DOMANDA RESTA SOSPESA, COME UNA FLEBO:
chi cura davvero chi, in questa storia?















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