Nelle prime ore di questo pomeriggio questa la decisione dei giudici del Tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere resa pubblica
Il decreto di perquisizione, grazie al quale l’opinione pubblica ha potuto conoscere, tramite i media, gli aspetti principali di questa indagine, si basa su due principali ipotesi di reato. Il primo riguarda la concussione, formulata a carico di Giovanni Zannini e del dirigente della mega ripartizione Sanità della Regione Campania, Antonio Postiglione. Secondo l’accusa, Zannini avrebbe esercitato continue pressioni sul Direttore Sanitario dell’Asl, Enzo Iodice, affinché quest’ultimo si mettesse a disposizione per soddisfare le esigenze clientelari del consigliere regionale mondragonese.
L’obiettivo di Zannini era quello di acquisire il controllo di una parte significativa del personale dell’Asl di Caserta, migliaia di dipendenti, utilizzando Iodice come intermediario. Antonio Postiglione, invece, sarebbe stato responsabile del licenziamento di Iodice, costretto a dimettersi a seguito di una telefonata di Postiglione, in cui veniva accusato di non aver collaborato.
Al momento, non è possibile verificare la validità dei gravi indizi di colpevolezza, poiché non sono stati presi provvedimenti cautelari patrimoniali nei confronti degli indagati. Sarebbero necessari provvedimenti cautelari personali per consentire al Tribunale del Riesame (in questo caso quello di Napoli) di esaminare gli elementi alla base di un’eventuale limitazione della libertà personale degli accusati. Tuttavia, poiché al momento non è stato avviato un procedimento di questo tipo, la questione viene momentaneamente accantonata.
Invece, la situazione è diversa per quanto riguarda le ipotesi di reato di corruzione, falso e truffa. Essendo stati adottati provvedimenti di sequestro di beni, è stato possibile acquisire il parere di un giudice terzo, ossia del Tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere, che si occupa di valutare i provvedimenti relativi a beni materiali, senza coinvolgere la libertà personale. Per questo motivo, la decisione odierna assume una grande importanza.
Luigi e Paolo Griffo, difesi dall’avvocato Giuseppe Stellato, hanno perso su tutta la linea. Se il Riesame ha ritenuto valide le accuse a loro carico, non c’è dubbio che questa valutazione si rifletta anche sulle ipotesi di reato formulate dalla Procura nei confronti di Giovanni Zannini e degli altri indagati.
In sintesi, i Griffo hanno ricevuto 4 milioni di euro dal governo, tramite Invitalia, per la riqualificazione e l’ampliamento delle strutture del caseificio Spinosa, da loro acquisito. Questo finanziamento è stato possibile grazie a una manovra complessa e scorretta orchestrata da Giovanni Zannini. Dopo il rifiuto della dirigente della Regione Campania, Brancaccio, e l’impossibilità di ottenere il nulla osta da una commissione edilizia nel Comune di Cancello Arnone, Zannini ha collegato il comune casertano a Castello Matese, che possiede la commissione edilizia. Così, il Comune di Castello Matese ha concesso i requisiti necessari per il finanziamento, pur essendo evidente che il processo amministrativo fosse irregolare.
Il finanziamento è stato ottenuto grazie a documenti falsificati e manovre illecite, come abbiamo già dettagliato in numerosi articoli pubblicati nei mesi scorsi. Se il Riesame ha confermato il sequestro dei beni deciso dal Gip, ciò significa che ritiene illegittima la procedura ideata da Zannini, che, secondo la Procura, ha contribuito alla commissione dei reati di falso e truffa. Inoltre, Zannini, insieme al suo alleato mondragonese Alfredo Campoli, è accusato di corruzione per aver ricevuto in cambio del finanziamento un trattamento di favore, tra cui un viaggio in barca di lusso a Capri, offerto alle famiglie di Zannini e Campoli, insieme alle loro mogli. Campoli è coinvolto anche nell’indagine per il giro di fatture false.
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