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Domenico lotta tra la vita e la morte,

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CASERTA -Resta ricoverato all’ospedale di Caserta il 25enne che la notte di Capodanno è rimasto ferito gravemente dallo scoppio di un ordigno artigianale dagli effetti devastanti, nel cortile del “Parco Primavera”, nella frazione di Tuoro (Caserta). Il giovane è in prognosi riservata e lotta tra la vita e la morte.
Domenico Di Gennaro è in rianimazione al «Sant’Anna e San Sebastiano» di Caserta con fratture multiple e ustioni gravissime. Dal primo bollettino medico, in assenza di emorragie interne, non sono emerse lesioni agli organi interni, ma le sue condizioni sono a rischio e, prima di sbilanciarsi sulle possibilità di una ripresa, i medici aspetteranno le prossime ore che saranno determinanti per il decorso clinico. I suoi fratelli, entrambi arrivati nella notte al Pronto soccorso del capoluogo, hanno riportato ferite di minore entità e sono stati dimessi in mattinata. Uno dei due ha solo sedici anni e ha riportato ustioni sul 30 per cento del corpo e diverse contusioni.

Una versione all’ospedale, l’altra ai carabinieri. C’era da aspettarselo visto che Domenico rischia la vita e gli unici «testimoni» dell’esplosione sono i suoi fratelli, tra i quali un minorenne. Non si sono feriti per caso. Non erano di passaggio nella piazzetta antistante le palazzine popolari che ieri mattina, per effetto dell’esplosione, appariva come un cortile di Aleppo. Il botto ha infranto i vetri delle case fino al quarto piano; la violenza dell’onda d’urto ha scaraventato sette macchine le une sulle altre. Secondo i carabinieri della compagnia di Caserta, diretti dal capitano Augusto Petrocchi, i tre feriti sono nel gruppo di ragazzini che maneggiava l’ordigno. Lo provano le ferite, tutte alla parte superiore del corpo. Ma in vico Abbagnano non erano soli al momento dell’esplosione; eppure nelle palazzine popolari nessuno «ha visto» e, quindi, nessuno parla. E gli unici «identificati», ovvero i fratelli Di Domenico – i due in condizioni di parlare – raccontano una versione dei fatti poco credibile. Neanche il padre dei tre ha assunto un atteggiamento «collaborativo» quando è stato chiamato a deporre, vista la sua responsabilità indiretta legata il coinvolgimento del figlio minorenne. Indaga la Procura di Santa Maria Capua Vetere.

  
     
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