Dopo la bocciatura del Consiglio superiore dell’Istruzione, il cui parere non è vincolante, il neo ministro grillino decide di rinviarla «per fare quello che Bussetti non ha fatto: dare il tempo alle scuole di organizzarsi»
Bloccata all’ultimo miglio. E rimandata a settembre 2020. Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha bocciato all’unanimità l’avvio fin da subito dell’educazione civica in tutte le scuole, dalle elementari alle superiori, con tanto di voto in pagella. E nonostante il parere del Cspi fosse obbligatorio ma non vincolante per il Miur, il neo ministro grillino Lorenzo Fioramonti ha deciso di seguire il «suggerimento» dell’organo consultivo della scuola e rinviare tutto di un anno. Il pasticcio dell’educazione civica nasce dal fatto che la legge è stata pubblicata in ritardo sulla Gazzetta Ufficiale, per cui il provvedimento è entrato in vigore solo il 5 settembre, quattro giorni dopo l’avvio del nuovo anno scolastico. Per tentare di superare l’impasse il ministro uscente, il leghista Marco Bussetti, aveva trovato un escamotage: un decreto ministeriale che faceva partire l’educazione civica da subito sotto forma di «sperimentazione nazionale».
Mancava a questo punto solo l’ultimo timbro: quello del Cspi. Ma il Consiglio superiore ha sconsigliato vivamente di cominciare già adesso per varie ragioni: in primo luogo perché la nuova materia-non materia avrebbe scombinato la programmazione scolastica (l’educazione civica non ha una collocazione oraria precisa ma prevede 33 ore obbligatorie all’anno da rimpallarsi fra vari docenti) e poi per dare alle scuole il modo di preparare al meglio gli insegnanti.
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