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Jabil Marcianise, dead line il 6 maggio, situazione particolarmente urgente e tesa.

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La vicenda Jabil a Marcianise evidenzia purtroppo una tendenza sempre più diffusa nel Sud Italia, e in particolare in aree come quella di Napoli e Caserta: la delocalizzazione o il disimpegno di grandi multinazionali, accompagnato da passaggi di rami d’azienda verso soggetti meno solidi o incerti, spesso con l’effetto finale di abbandonare i lavoratori in situazioni precarie o senza reale prospettiva.

I 406 lavoratori Jabil si trovano davanti a una scelta forzata: accettare un incentivo per dimettersi (con o senza rinuncia alla disoccupazione) oppure transitare in una nuova società, la TMA, che non gode della loro fiducia, anche a causa di esperienze precedenti negative (come i casi di Softlab e Orefice). La protesta nasce proprio dalla mancanza di garanzie: i lavoratori non vogliono essere “scaricati” in un contenitore senza prospettive, dopo anni di lavoro in un’azienda che, secondo loro, ha ancora commesse e potenzialità.

In questo caso, il guadagno non riguarda più la produzione, ma la gestione delle crisi occupazionali tramite incentivi statali o soluzioni di transizione poco solide.

La vertenza sta diventando infinita ad ogni modo continuano trattative non le proteste dei lavoratori che si sono calmate tra loro serpeggia una certa rassegnazione su questa vicenda che si protrae da anni e sta diventando una telenovelas.

 

Il caso Jabil a Marcianise si fa sempre più delicato. I lavoratori, ormai ridotti a 406 dopo le recenti dimissioni di due colleghi, hanno ribadito con forza – tramite una lettera al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – la loro totale contrarietà al passaggio del sito produttivo alla società TME. La mobilitazione, con un’adesione del 100%, mostra chiaramente che la proposta non è accettabile per i dipendenti, che temono una nuova fase di incertezza e precarietà occupazionale.

La richiesta dei rappresentanti sindacali è duplice ossia che il sito resti parte integrante del gruppo Jabil, quindi scongiurando la cessione.

In subordine, qualora l’uscita di Jabil fosse inevitabile, che venga garantito un percorso serio e trasparente, con l’individuazione di un soggetto industriale affidabile che tuteli davvero i posti di lavoro.

Anche la politica locale e nazionale comincia a muoversi, con l’intervento del deputato Pd Stefano Graziano che sollecita un’azione decisa da parte del governo per evitare “che la vita di decine di lavoratori e delle loro famiglie venga messa a rischio”.

La scadenza dell’ultimatum aziendale per manifestare l’interesse al passaggio, fissata al 6 maggio, rende la situazione particolarmente urgente e tesa.

  
     
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