La Corte di Cassazione ha messo la parola fine al procedimento giudiziario che vedeva coinvolta Albina Natale, confermando la condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni.
Il verdetto giunge al termine di un’indagine che ha avuto origine da una più ampia inchiesta sulla rete del clan Belforte. Natale, già condannata in secondo grado con rito abbreviato nel 2016, è la moglie di Bruno Buttone, figura di vertice del clan oggi collaboratore di giustizia.
Nel ricorso in Cassazione, la difesa aveva invocato l’estraneità della donna rispetto alle attività illecite contestate. Ma la Suprema Corte ha rigettato con fermezza tale ricostruzione. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici hanno escluso qualsiasi ipotesi di mera “inerzia coniugale”, sottolineando invece la presenza di contatti diretti, continuativi e consapevoli tra Natale e altri affiliati al clan.
La sentenza rappresenta un ulteriore tassello nella ricostruzione giudiziaria delle responsabilità intorno alla struttura criminale dei Belforte, ancora oggi oggetto di attenzione investigativa e giudiziaria.
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