“Questa notte è ancora nostra”. E lo sarà. Sulle note di Antonello Venditti, e in omaggio a uno dei riti più amati e temuti da generazioni di giovani, gli studenti si preparano a festeggiare la serata che precede l’esame di maturità. Nonostante la pandemia, nonostante le restrizioni. Una tradizione a cui i ragazzi proprio non vogliono rinunciare, fatta di incontri, condivisioni di ansie e paure, ma anche di sogni.
Domani mercoledì cominciano i colloqui che costituiscono l’esame di Stato di quest’anno.
Il Monumento è presidiato dalle forze dell’ ordine e quindi niente festa.
Non ci sarà… ci sarà la notte prima degli esami in questa strana maturità del Covid-19, che tra l’altro si è portato via questo rito di passaggio, simbolico addio a quella adolescenza che rimpiangeremo per tutta la vita. In realtà l’esame di maturità termina – anche in tempi covid-free – con la prova orale, per cui la fine è comunque individuale, ma “la notte prima” è sempre, da sempre, quella prima del fatidico tema di italiano. Una notte collettiva, che non si cancella, come non si cancella l’arrivo a scuola, tutti insieme, la mattina dopo; con gli abbracci scaramantici, l’incoraggiamento reciproco, l’appello e la consegna del cellulare – perché all’esame si va disarmati – e poi il via alle sei ore più lunghe e più corte della vita. Covid-19 s’è mangiato tutto lasciando spazio ad un esame in edizione unica e irripetibile.
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