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Notizie sui migranti? Il Viminale silenzioso sui controlli

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Il Viminale, in questi giorni, sul fronte migratorio, è in assoluto silenzio. Infatti, il ministero dell’interno sembra tacere sui vari problemi emersi da quando sono entrate in vigore le norme di contenimento del Coronavirus. 

Anzi, così come sottolineato da Enno Flaiano su La Verità, l’unico elemento emerso dal dicastero guidato da Luciana Lamorgese ha interessato la circolare con la quale tutti gli atti in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020 presso gli sportelli unici per l’immigrazione sono prorogati di validità fino al 15 giugno 2020.

Anche questo un modo per non creare assembramenti e file nei vari uffici preposti, il principio è lo stesso usato dall’Inps ad esempio per optare di scaglionare in più giorni l’erogazione della pensione: meno confusione si crea in questo periodo, specialmente nei luoghi preposti al ricevimento del pubblico, meno possibilità di contagi si ha.

Però le altre questioni riguardanti l’immigrazione, nulla si sa, tutto tace. Argomenti che  in tempi di emergenza nazionale, non possono essere certamente secondari: al contrario, tra possibili nuovi sbarchi, centri di accoglienza affollati e potenziali bombe sanitarie all’interno delle varie strutture, i rischi non sono pochi.

Ad esempio per quanto riguarda i nuovi sbarchi, sappiamo come tante Ong non vedono l’ora per tornare in mare con le proprie navi e portare nuovi migranti in Italia. Anche se, per ora, il maltempo sta contribuendo ad eliminare in questi giorni un pensiero alle autorità, visto che le condizioni del Mediterraneo non consentono nuove traversate. Ma quando la primavera prenderà il suo posto, allora il mare potrebbe tornare ad ospitare nuovamente i barconi partiti da Libia e Tunisia.

Ed allora, che posizione prenderà il governo italiano? Al momento, non ci sono indicazioni: il silenzio del Viminale sta lasciando alle onde del Mediterraneo il compito di evitare nuove emergenza migratorie, decisamente più difficili da gestire quando le forze dell’ordine e di soccorso nel nostro Paese hanno come unica priorità quella di gestire il caos legato al coronavirus.

Sappiamo che a marzo sono sbarcati solo 197 migranti, a fronte dell’aumento del 900% rispetto allo stesso periodo del 2019 registrato a febbraio, ma tanto è bastato per creare non pochi problemi. Sopratutto a Lampedusa, che si è ritrovata in seri difficoltà a gestire la quarantena a cui dovevano essere sottoposti i nuovi arrivi. Figurarsi, con numeri ben più alti ed allineati alla media pre coronavirus, cosa potrebbe accadere in Italia.

Ma questa è solo uno dei  problemi perché un altro è quello relativo alle strutture di accoglienza. Molti residenti in diverse città, hanno denunciato negli ultimi giorni la presenza di diversi migranti in giro senza apparenti motivazioni: da Roma a Torino, passando anche per la Lombardia, in molti casi sembra che gli operatori dei centri fatichino a far capire l’importanza del rispetto delle regole agli ospiti.

Questo succede anche all’interno delle strutture, dove  sembra che la situazione sul fronte della sicurezza sanitaria non appare così sotto controllo. Anzi, centri sovraffollati dove si dorme in stanze con dieci letti e si mangia tutti assieme in spazi comuni sono la normalità. Ed i divieti di far assembramenti appaiono vere e proprie chimere impossibili da raggiungere.

A denunciarlo sono state diverse associazioni, tra cui anche Emergency Magistratura Democratica, i cui rappresentanti hanno sottoscritto un documento redatto dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione in cui si denunciano le condizioni all’interno delle strutture: “È del tutto evidente che le strutture collettive caratterizzate da grandi concentrazioni non sono oggettivamente idonee a garantire il rispetto delle prescrizioni legali e la salvaguardia della salute sia dei e delle richiedenti asilo, sia dei lavoratori e delle lavoratrici dell’ accoglienza e pertanto la salute collettiva”, si legge nel testo.

Un’osservazione peraltro che arriva non certo da ambienti “sovranisti”, ma politicamente e culturalmente più vicini all’attuale governo. In poche parole, la gestione del problema migratorio in questo periodo di guerra al coronavirus appare essenziale per varie ragioni e su più fronti. Tuttavia, dal governo e soprattutto dal Viminale ad emergere è soprattutto il silenzio. E questo, alla luce delle potenziali criticità non è proprio una buona notizia.

  
     
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