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POLIZIA MUNICIPALE DI CASERTA, GRADI E CARRIERA: TUTTO IN REGOLA?

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In Italia, ci si chiede troppo poco: com’è possibile che la questione dei gradi nella polizia municipale venga sistematicamente trattata con superficialità? Perché si tende ancora oggi a sottovalutare un comparto che, pur non essendo strutturato in modo strettamente militare, svolge funzioni essenziali e complesse per la sicurezza urbana? E perché le dinamiche di carriera sembrano troppo spesso influenzate più dalla politica che dai regolamenti?

Domande legittime. E doverose, soprattutto quando si osservano certe dinamiche che emergono – dove se non a Caserta? – e che non sempre brillano per trasparenza. Non stiamo affermando che ci sia opacità, sia chiaro. Ma possiamo dire, senza timore di smentita, che trasparenti, certi passaggi, non sembrano affatto.

IL CASO DELLA COMANDANTE SPISSU: UN PERCORSO LIMPIDO?

Prendiamo ad esempio l’attuale comandante della polizia municipale di Caserta, Maria Spissu Mele. Una domanda semplice e legittima: è in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente per rivestire il grado di tenente colonnello? Secondo l’allegato B della normativa regionale sulle politiche di sicurezza, servono dieci anni da maggiore e la frequenza di corsi di alta formazione, riconosciuti da scuole di polizia o da università.

E allora chiediamolo chiaramente: comandante Spissu, lei ha prestato servizio nel ruolo di maggiore per almeno dieci anni? Ha frequentato quei corsi, e ne possiede gli attestati ufficiali? La sua promozione si basa su questi criteri o si sono saltati dei passaggi?

E ancora: è in possesso di una laurea, requisito imprescindibile per la Categoria D? E se sì, quando si è laureata?

Il punto è semplice: o i requisiti ci sono, e allora applausi e rispetto; oppure non ci sono, e in quel caso, come giustificare il conferimento del grado? Perché nel suo curriculum ufficiale, comandante, questi elementi risultano assenti. Una dimenticanza? Un’omissione? Oppure la documentazione non esiste proprio?

I TRE VICE: PROMOZIONI NEL RISPETTO DELLE NORME?

Passiamo ai tre nuovi maggiori: Massimo D’Alessio, Michele De Crescenzo e Lucio Barbato. Anche qui, nulla da eccepire sul piano personale, ma le domande tecniche non possono essere ignorate.

Avete ricoperto il grado di capitano per almeno dieci anni? Avete frequentato i due corsi professionali di alta formazione richiesti dalla norma? E soprattutto: siete in possesso di una laurea, come imposto dalla categoria giuridica D?

Perché è proprio il 31 gennaio 2025 la data in cui la comandante Spissu vi ha conferito il grado di maggiore. Quel giorno, tutte queste condizioni erano rispettate? I documenti lo dimostrano?

O anche in questo caso ci si affida a un sistema che consente scorciatoie e “dimenticanze” funzionali?

L’ASSISTENTE SEMPLICE: UN SALTO REGOLARE?

E chiudiamo con Stefano Semplice, neo-promosso assistente. Nulla di personale, ma le regole parlano chiaro: sette anni di anzianità da agente e due corsi professionali certificati sono il minimo indispensabile per accedere al nuovo grado.

E allora, Semplice: questi sette anni li aveva maturati davvero prima del 31 gennaio 2025, giorno in cui la comandante l’ha promosso? E i corsi, li ha frequentati e conclusi con successo? Esistono gli attestati?

La cosa anomala è che il suo curriculum non è disponibile pubblicamente. Perché? Un dettaglio non da poco, se si considera che ogni cittadino ha diritto a consultare i titoli e i percorsi di chi ricopre cariche pubbliche.


UNA SERIE DI DOMANDE, UN DOVERE DI RISPONDERE

Non si tratta di fare processi pubblici. Si tratta di chiarezza, trasparenza, legalità. Le domande sono semplici, e altrettanto dovrebbero essere le risposte.

Ci aspettiamo, nei prossimi dieci giorni, che la comandante Spissu, i tre maggiori e l’assistente Semplice vogliano rispondere in maniera documentata, puntuale, non evasiva.

Perché il sospetto che qualcuno abbia “saltato” qualche gradino, o che qualche titolo sia stato dato sulla fiducia, non possiamo archiviarlo come illazione. È una possibilità che nasce dai documenti – o meglio, dalla loro assenza.

Caserta merita risposte. Non per sfiducia preconcetta, ma per rispetto delle regole.

  
     
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