CASERTA – Un post celebrativo pubblicato dalla pagina ufficiale della Reggia di Caserta in occasione del quarto scudetto del Napoli ha acceso il dibattito sui social. Nella foto, un tifoso con la storica maglia di Maradona ritratto davanti alla maestosa facciata del monumento vanvitelliano. A corredo, un messaggio ispirato:
«Complimenti al Napoli per la conquista del quarto scudetto: un traguardo che unisce una comunità, una cultura e un’identità. Alla Reggia di Caserta, lo sappiamo bene: lo spirito di squadra – come l’arte – ha il potere di ispirare e unire. Perché lo sport è una lingua comune, parlata ogni giorno dalle tante realtà sportive del nostro territorio. Anche da chi, come la Casertana, continua con determinazione il proprio cammino: a loro auguriamo il meglio, presto. Complimenti Napoli, Campione d’Italia».
Parole distensive, che però non sono state accolte da tutti con favore.
Identità e appartenenza: tifosi divisi
Sui social, la reazione è stata immediata e polarizzata. Da una parte c’è chi ha apprezzato il messaggio, sottolineando la vicinanza culturale e territoriale tra Caserta e Napoli, l’importanza dello sport come linguaggio universale e il valore simbolico di un patrimonio come la Reggia che si apre a messaggi di attualità e coesione.
Dall’altra, non sono mancate critiche. Molti utenti hanno contestato l’utilizzo della Reggia – simbolo identitario della città – per celebrare una squadra di un’altra città, seppur vicina. «Perché non mettere la maglia della Casertana davanti alla Reggia?», si chiedono alcuni. Qualcuno ha persino modificato l’immagine originale, sostituendo la maglia di Maradona con quella dell’attaccante Vano, simbolo della Casertana.
Il confine sottile tra apertura e radicamento
Una polemica che rivela un sentimento di rivendicazione territoriale, forse acuito da anni in cui Caserta fatica a ritagliarsi uno spazio sportivo e culturale autonomo rispetto all’egemonia napoletana. Allo stesso tempo, emerge anche la consapevolezza di un intreccio culturale forte, che in molti non vedono come sottomissione, ma come compartecipazione.
Un dibattito acceso, che riporta in primo piano la necessità – anche nei gesti simbolici – di tenere insieme orgoglio locale e apertura regionale, evitando contrapposizioni sterili e cercando di valorizzare tutte le realtà del territorio.
Lascia un commento