CASERTA – C’è chi sogna di governare un Paese e poi non riuscirebbe nemmeno a gestire l’assemblea di un condominio. Questa è oggi la sinistra italiana: rissosa, contraddittoria, incapace di darsi una rotta. Eppure con una presunzione senza limiti.
Nel giro di poche ore abbiamo assistito all’ennesimo spettacolo indecoroso: da un lato l’incandidabilità di Mimmo Lucano in Calabria, dall’altro le stilettate di Vincenzo De Luca a Roberto Fico. Insomma, la solita armata Brancaleone: spaccati su tutto, uniti solo nell’arte del litigio.
Il “modello Riace” bocciato dalla legge
Il paladino dei migranti, Domenico Lucano, si scopre formalmente incandidabile alle regionali calabresi. Una condanna definitiva per falso – collegata al caso Xenia – fa scattare la Legge Severino: fuori dalle liste. Ma per la sinistra non conta la legge, conta il mito: Lucano viene comunque difeso e osannato, anche se la giustizia ha parlato chiaramente. Un paradosso: predicano legalità, ma poi santificano chi è stato condannato.
De Luca vs. Fico: fuoco amico
Mentre il Pd prova a imbastire un’alleanza con i Cinque Stelle, il governatore uscente De Luca smonta in diretta tv la candidatura di Roberto Fico.
Sarcasmo, frecciate e accuse di politica “politicante”. In pratica, un regolamento di conti a cielo aperto, l’ennesima dimostrazione che l’unità a sinistra dura giusto il tempo di un comunicato stampa.
Una coalizione incoerente
Questa sinistra non ha un’identità, non ha idee, non ha una visione. Parlano di giovani, ma restano impantanati nelle correnti dei soliti notabili. Predicano ambientalismo, ma poi si smentiscono a vicenda tra Conte, Fratoianni e Bonelli. Difendono i diritti civili a parole, ma dimenticano i problemi reali: lavoro, economia, sicurezza.
È una sinistra che parla molto e conclude poco. Che finge unità e vive di risse interne. Che promette rivoluzioni e finisce a litigare su chi deve sedersi a capotavola. Un partito che si nutre di odio per la destra e di rassegne stampa, ma incapace di offrire soluzioni concrete.
La verità è semplice: chi non sa governare sé stesso non potrà mai governare un Paese.
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