CASERTA – Lo Stadio del Nuoto è rimasto in funzione per almeno sette anni senza il certificato di prevenzione incendi. A rivelarlo è l’accesso agli atti da parte dei legali di alcune associazioni sportive che operano nell’impianto di via Gallicola, confermato anche dalle verifiche condotte dalla Provincia di Caserta.
«Purtroppo è così, e non ce lo saremmo mai aspettato», dichiara Emiliano Casale, presidente dell’Agis – l’Agenzia provinciale che gestisce l’impianto dallo scorso aprile– ‘interrogato’ dal candidato sindaco Guerriero – pressato da utenti e cittadini.«Da quando ci siamo insediati abbiamo passato al setaccio montagne di documenti e fatto numerosi sopralluoghi. Già a gennaio avevamo inviato alla Provincia una relazione, seppur non tecnica, in cui indicavamo gli interventi necessari per garantire la sicurezza dell’impianto».
La situazione è deflagrata a inizio aprile con la caduta di una plafoniera, che ha colpito, fortunatamente senza gravi conseguenze, una persona. L’episodio ha portato all’intervento dei Vigili del Fuoco, che hanno riscontrato la mancanza del certificato antincendio e disposto l’immediata chiusura dello Stadio del Nuoto.
Ora si lavora per la riapertura. «A breve presenteremo una nuova Scia antincendio – spiega Casale – e, una volta completati i controlli, l’impianto potrà riaprire, e vogliamo che lo faccia nella sua piena funzionalità». L’obiettivo è quello di rendere la struttura di nuovo fruibile entro metà giugno. Spetterà poi all’Agis e alle associazioni valutare se riprendere le attività subito o rimandare tutto a settembre o ottobre. La convenzione in essere prevede una sospensione naturale nei mesi estivi, ma si valuta una riapertura anticipata a parziale compensazione per i mesi persi.
Una situazione intricata
L’ispezione dei Vigili del Fuoco ha fatto emergere una vicenda lunga e complessa. Una prima Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) era stata presentata nel 2018, ma incompleta. Un secondo tentativo, un anno dopo – pare in seguito a un esposto anonimo – non ha avuto esito migliore. Solo poco prima dell’Universiade del 2019, la documentazione fu in parte integrata, ma ancora carente, tanto da non permettere la verifica tecnica e quindi l’emissione del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI).
Un documento tutt’altro che formale: il CPI attesta, dopo il vaglio dei Vigili del Fuoco (e, in casi come questo, anche della Commissione di Vigilanza sui Luoghi di Pubblico Spettacolo), che un impianto risponde ai requisiti di sicurezza previsti dalla legge. Senza questo certificato, lo Stadio del Nuoto non poteva legalmente restare aperto, nonostante le centinaia di utenti giornalieri, tra cui bambini, adulti e anziani, e le attività di circa 15 associazioni sportive.
Le verifiche più recenti sembrano escludere la necessità di lavori strutturali: si tratterebbe principalmente di aggiornare le certificazioni di conformità. Tuttavia, negli anni, alcuni disagi non sono mancati: brevi blackout serali con utenti in acqua quasi al buio, asciugacapelli a muro danneggiati, problemi al riscaldamento e chiusure temporanee per acqua troppo fredda.
Utenza penalizzata, possibile apertura anticipata
La situazione odierna è ancora più critica. Con l’impianto chiuso, molti utenti – in particolare quelli con esigenze terapeutiche – sono stati costretti a rivolgersi altrove. Le associazioni hanno sospeso le attività, e non si esclude che la vicenda possa avere ulteriori sviluppi legali o istituzionali.
Una certezza: la riapertura avverrà solo quando ogni requisito di sicurezza sarà rispettato.
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