Ennesimo giro di tavolo in Prefettura a Caserta. Stavolta è toccato al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha ribadito il solito ritornello: “rafforzamento della prevenzione, controllo, bonifiche, educazione culturale delle aziende, riflessione sull’interesse delle organizzazioni criminali”. Applausi, flash dei fotografi, pacche sulle spalle.
Insomma, la Terra dei Fuochi è diventata una specie di talk show istituzionale: ogni tanto arriva un ministro, ci ricorda che “non abbiamo risolto il problema ma ci stiamo lavorando” e poi tutti a casa. Intanto, però, i cittadini respirano fumi tossici e vedono montagne di rifiuti che spariscono solo nei comunicati stampa.
Certo, i numeri snocciolati fanno scena: 266 attività controllate, 7 arresti, quasi 300 denunce. Manco fosse un bollettino di guerra. Peccato che il fronte, quello vero, resti sempre lo stesso: campi avvelenati, discariche abusive, roghi notturni.
La frase più surreale? “Accompagneremo anche un’opera culturale di educazione”. Tradotto: dopo trent’anni di veleni ci spiegheranno che buttare i rifiuti per strada non si fa. Magari con un bel volantino a colori.
Intanto le bonifiche? Rimandate alla prossima passerella. Perché il vero business, ormai, non è solo nello sversamento illegale, ma anche nei miliardi che girano intorno alle “promesse” di ripulitura. E lì sì che la camorra non resterà certo a guardare.
Conclusione: la Terra dei Fuochi resta tale. Ma almeno ogni tanto ci regalano lo spettacolo di una conferenza stampa.
Lascia un commento