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TRA LACRIME, SELFIE E PROPAGANDA: IL VARIETÀ DEL SUD CHE FA IMPAZZIRE LA POLITICA

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Cominciamo col dire una cosa seria:Giovanbattista Cutolo, detto Giogiò , povera anima innocente, meritava un mondo migliore. Ma nel Paese dove anche il dolore finisce in diretta Instagram, c’è chi non perde occasione per trasformare la tragedia in passerella.

E nel ruolo della protagonista eccessiva, ecco la signora Daniela Di Maggio, folgorata sulla via di Pontida come una novella Santa Caterina col profilo TikTok. Da “voce del popolo” a mascotte involontaria della Lega Sud Edition, la metamorfosi è completa. Crede di domare la politica, ma presto scoprirà che è la politica a montarle la sella.

Durante un’intervista radiofonica, ha invocato persino il reato di apologia mafiosa, stufa – dice lei – di vedere “gente sui social con pistole, piatti di cocaina e collane d’oro”.
Poi l’affondo: “Rita De Crescenzo rappresenta quella Napoli che normalizza certi atteggiamenti”. Parole pesanti, da moralizzatrice digitale.

Ma nel frattempo, Rita De Crescenzo va avanti con il suo reality quotidiano: balla, piange, si pente, risorge e monetizza. Chi la odia, chi la ama, chi la guarda di nascosto come fosse “Un posto al sole” versione TikTok.
E finché non infrange la legge, non si può dirle nulla: nel grande circo del web, ognuno ha la celebrità che si merita.

La domanda resta lì, appiccicosa come un filtro bellezza: dare visibilità equivale a legittimare? Intervistare significa promuovere? E, soprattutto, chi decide chi merita il microfono?

La giornalista Francesca Fagnani, con la solita calma da belva addomesticata, ha rimesso ordine:“Lei non rappresenta Napoli, ma se stessa. Non tolgo la parola a nessuno: ogni storia ha la sua dignità. E Napoli è la città più inclusiva e non giudicante che conosca”.

Intanto, mentre il popolo si divide tra “Santa Rita” e “Pasionaria Di Maggio”, i veri burattinai politici, influencer, affaristi e comunicatori si fanno un brindisi dietro le quinte.
Perché, come sempre, le luci sono puntate sulle chiacchiere, mentre i soldi veri passano nell’ombra.

In sintesi: tra pianti, balletti, crocefissi e hashtag, il Sud è la Netflix dell’anima italiana. Ogni giorno una nuova puntata, stessi protagonisti, stesso copione

  
     
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