In Campania la politica non delude mai: c’è sempre quel tocco di farsa che trasforma il dramma in cabaret. Nelle ultime ore, abbiamo assistito a uno spettacolo degno di una commedia dell’assurdo: Zannini che incorona De Luca come “presidente formidabile” e, nello stesso tempo, Martusciello che lo definisce una sorta di “monnezza istituzionale”. Roba da cabaret, se non fosse che stiamo parlando di chi governa – o pretende di governare – un’intera Regione.
Il capolavoro, però, è arrivato col comunicato del “Maradona delle preferenze” (copyright Amelia Forte, la commissaria più devota dai tempi delle processioni con le statue addobbate). Zannini annuncia il suo ingresso in Forza Italia, ma precisa che De Luca resta “un imprescindibile riferimento umano, personale e politico”. Tradotto: vado a braccetto con Berlusconi, ma continuo a baciare la mano aluchiana. Il bipolarismo? No, molto peggio: è il clientelismo poliamoroso.
Perché qui la matematica non è opinione: uno di Forza Italia che resta con De Luca significa che in Aula continuerà a votare con lui, mentre a Roma dirà di sostenere il Governo nazionale. Una politica a fisarmonica: si allarga e si restringe a seconda di chi paga la cena.
E mentre i grillini e il Pd (quello di Schlein) lo tengono fuori dalla porta come un ospite indesiderato, Zannini ripara in Forza Italia. Un rifugio caldo, dove ad attenderlo c’è il triangolo più solido di Caserta: Zannini-Forte-Silvestro, una geometria perfetta di interessi incrociati. La Forte si piazza seconda in lista, pronta a subentrare quando il Mondragonese deciderà di candidarsi alle Politiche. Il gioco delle sedie musicali, ma con le poltrone al posto delle sedie.
Il bello è che tutto questo avviene con la massima naturalezza, come se fosse normale dichiarare che De Luca è stato il migliore presidente della storia e, due righe dopo, infilarsi nel partito che lo insulta quotidianamente. È il genio italico applicato alla politica campana: non esistono contraddizioni, solo opportunità.
E i cittadini? Spettatori non paganti, costretti a subire la recita eterna di un teatrino dove le alleanze si consumano a tavola più che in Consiglio, e dove la fedeltà dura il tempo di un comunicato stampa su Facebook
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