Le famiglie con figli, parenti, genitori, disabili già messe a dura prova dalla quarantena a causa del Coronavirus si sentono abbandonate da un governo che si dimentica sempre di più dei suoi cittadini più deboli, quelli che invece avrebbero diritto ad una maggiore attenzione e che dovrebbero essere più protetti.
Nel frattempo l’Asl di Caserta, attraverso l’Unità Operativa Assistenza Anziani e Adi, coordinata dal dottor Carmine Lauriello, che occupa anche la poltrona di Direttore Sanitario del Distretto della città capoluogo, eroga i servizi di assistenza ai bambini autistici e alle loro famiglie attraverso l’adozione, prima scientifica e poi amministrativa, del progetto Aba, che sta per “Applied Behavioral Analysis” ovvero “Analisi applicata del comportamento”, messo a punto – negli anni ’60 – dal medico norvegese Ivar Lovaas, medico e professore nella prestigiosa Università della California di Los Angeles, meglio conosciuta con il suo acronimo Ucla.
Specifiche Linee Guida della Regione Campania e particolari protocolli indicano e impongono i requisiti agli operatori che debbano prestare assistenza ad un bambino autistico.
Noi abbiamo motivo di pensare che questi standard siano ben lontani da quelli messi in opera e certificati nelle strutture della provincia di Caserta.
Sempre secondo noi, l’Asl di Caserta non ha svolto i controlli che doveva svolgere sull’attività di molti soggetti che sulla carta erogavano l’assistenza secondo i parametri rigorosi, sia dal punto di vista esclusivamente sanitario, sia da quello socio sanitario, del protocollo Aba.
Senza mezzi termini osiamo dire che molte di queste strutture assistevano i bambini con modello baby-sitter, facendogli fare il girotondo e altri giochi senza fornire loro tutte quelle forme di sostegno per le quali lo Stato Italiano appronta milioni e milioni di euro.
Le nefandezze avvengono ancora, ma diciamo così, in proroga, visto che i contratti derivati dalla prima gara, datata 2015, sono già scaduti da un pezzo. Dovremmo proiettarci nella dimensione della nuova gara, nella quale l’Asl ha tagliato ulteriormente i fondi ai soggetti erogatori del protocollo Aba, ma al momento è tutto fermo.
Questo accade proprio per gli effetti tossici di quell’autentico verminaio costituitosi all’indomani del primo bando.
Un’ultima considerazione introduttiva: il dirigente, dominus dell’intera operazione Aba “Atto I” è stato Carmine Lauriello.
Ora che l’Asl, con la nuova direzione generale, impaurita dai nostri primi articoli, prova a varare un sistema più rigoroso nell’incrocio tra i requisiti previsti dal protocollo e il personale occorrente per realizzarli, tutto rimane bloccato, perché non si riesce a venir fuori dalla palude degli anni scorsi.
E indovinate chi dovrebbe bonificare il settore dal suddetto verminaio? Naturalmente Carmine Lauriello, rimasto incredibilmente al suo posto, a dimostrazione che le ragioni della lottizzazione politica (si tratta di un uomo di Gennaro Oliviero) prevalgono e sovrastano quelle dell’efficienza e della meritocrazia.
Ma andiamo per ordine e cominciamo dal principio della vicenda.
Siamo a settembre 2015: l’Asl di Caserta pubblica il primo bando ABA con la delibera 1172 del 4 settembre. A questo consegue l’entrata in gioco dei primi centri di assistenza e, ovviamente, dei primi bambini da sottoporre ai nuovi protocolli.
Due anni dopo, nel 2017, viene pubblicato un secondo bando ABA con delibera 1410 del 10 novembre, il che comporta una proroga per i bambini già in cura – quindi con un voucher attivo – e l’ingresso di altri bambini.
In forza di questo nuovo bando (che prevedeva 60 ore), nel corso dell’anno 2018 si procede a chiamare nuovi bambini. Ben presto, tuttavia, con la delibera 940 del 16 luglio 2018, viene pubblicato un nuovo bando, denominato “ABA 0-6”, nel quale sono previsti poco più di 7 milioni di euro all’anno per 250 bambini. Si pensi che i bambini già in carico, al momento della pubblicazione del bando Aba 0-6, erano ben più di 450.
Si configurano i primi problemi economici. Non ci ci si spiega, infatti, come mai non bastino mai i soldi stanziati. Eppure basterebbe utilizzare una semplice calcolatrice: se i bambini sono circa 450, ognuno dei quali effettua la terapia per 15 ore settimanali (52 settimane all’anno), e ogni ora è retribuita con 31,5 euro, la previsione è di 11 milioni di euro. Perché apprestarne solo 7?
Inoltre, perché ogni hanno i soldi finivano prima del previsto? Probabilmente perché nessuna struttura fatturava all’Asl le ore corrette? Qualcuno ha controllato?
Nel maggio 2019 con la delibera 729 viene nominata la commissione e reso pubblico l’elenco delle strutture che hanno presentato la domanda.
Nel frattempo, l’ASL CE cambia direttore generale. Tra i primi atti di Lauriello, il nuovo dg, figura la delibera 409 del 18 novembre 2019, il cui effetto è che per tutto il 2019 non vengono più inseriti bambini nuovi (con i quali si temporeggia chiedendo loro di compilare dei moduli non meglio specificati per essere messi in una altrettanto non meglio specificata lista d’attesa) e restano in cura Aba solo i vecchi 450 circa, rispetto ai quali va fatta una sottolineatura importante:
dal loro inserimento nel progetto Aba, tre anni prima, nessuno di questo bambini era mai stato convocato a visita, in quel di Caserta, per valutazioni, diagnosi o monitoraggi. Le poche diagnosi eseguite, d’altra parte, erano state spesso elaborate su osservazioni durate pochissimi minuti da parte dei Neuropsichiatri infantili dei distretti di appartenenza dei bambini, diagnosi con le quali, per intenderci, si otteneva poi il voucher Aba dall’Asl di Caserta.
Arriviamo a quest’anno: con la delibera 18 del 7 gennaio, l’ASL crea – di fatto, solo su carta, perché non sono mai partiti – i famosi 4 nuclei NUCLEI TERRITORIALI DI NEUROPSICHIATRIA DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA di Capua, Teano, Caserta, Aversa aventi il compito di monitorare, assistere, fare diagnosi, redigere i PAI; l’area di coordinamento centrale presso la direzione sanitaria centrale, sposta a Teverola tutto il quartier generale quale centro aziendale dedicato all’autismo trasferendo personale e due psicologhe quali supervisori BCBA.
Dieci giorni dopo, l’Asl compie due operazioni cruciali: con due delibere, entrambe del 17 gennaio (la 75 e la 82) prima viene revocato il bando ABA 0-6, poi viene pubblicato un nuovo bando, ABA 0-18, che contempla dei requisiti molto peculiari, su cui ci soffermeremo diffusamente.
In tutto questo bailamme, nessun controllo risulta esser stato eseguito né sulle strutture di assistenza – nelle quali venivano erogate le ore settimanali in maniera totalmente discrezionale e non aderente ai protocolli – né sui bambini assistiti.
Terminiamo, per oggi, con un dato di fatto. I bambini che non sono stati chiamati nel 2018 si trovano ancora in una pseudo-lista d’attesa.
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