Il 4 ottobre, giornata in cui si celebra San Francesco, protettore dell’Italia e degli animali e santo che parlava agli animali è anche la Giornata mondiale degli Animali. Una scelta non casuale quindi quella di celebrare gli amici a 4 zampe proprio nel giorno di San Francesco. La ricorrenza ha preso il via dal 1929. Inizialmente trovò un seguito solo in Germania, Austria, Svizzera e Cecoslovacchia. Infine, nel 1931, in un congresso del Congresso internazionale sulla protezione degli animali a Firenze, la proposta di rendere universale la Giornata mondiale degli animali il 4 ottobre fu accettata all’unanimità. Una giornata in cui si promuove la cultura del rispetto verso gli amici a 4 zampe.
È per questa ricorrenza che le maggiori associazioni di settore hanno inoltrato (con anticipo) la richiesta a Governo e Parlamento affinché l’Iva sulle prestazioni veterinarie e sugli alimenti dei pet cali dal 22 al 10%. Una rimodulazione importante, che sottrarrebbe effettivamente alle casse dello stato una somma annua considerevole ma assolutamente giustificata dall’accertato ruolo che gli animali da compagnia svolgono nelle famiglie; questi portano allegria e benessere fisico e psicologico. Ma anche gli animali hanno dei bisogni che spetta ai padroni soddisfare; la salute e la longevità dei pet sono infatti inficiate in buona misura dall’alimentazione e dalle cure mediche che i pelosi amici ricevono. Dunque, perché non adeguare le imposte su alimenti e veterinario alle percentuali dei più sviluppati paesi europei? In Germania, ad esempio, l’Iva su prestazioni veterinarie e alimenti dei pet è stabilita al 7% mentre in Italia, considerando gli animali d’affezione alla stregua di beni di lusso, l’imposta sul valore aggiunto è pari al 22%. Tanto, troppo. Soprattutto in questa fase post-emergenziale in cui la crisi economica si sta abbattendo con tutta la sua veemenza sulle famiglie italiane. E allora, per prevenire abbandoni e incuria dei pet, perché non andare incontro alle persone a partire da una rimodulazione delle imposte? Si stima che in Italia circa il 40% delle famiglia ospiti un animale da compagnia; un numero molto altro di italiani beneficerebbe pertanto in caso di un effettivo abbassamento delle tasse su veterinario e alimenti, evitando di aggravare situazioni economiche magari già compromesse dal generale impoverimento della società.
Per avanzare la propria richiesta – si legge in un comunicato stampa di Assalco – «le più importanti Associazioni del settore hanno chiesto al Governo e al Parlamento che, al primo provvedimento utile, gli alimenti per cani e gatti e le prestazioni veterinarie vengano permanentemente collocati in fascia IVA agevolata al 10%, la stessa dei medicinali veterinari. Una lettera aperta è stata inviata a Governo e Parlamento,- si legge ancora nel comunicato – firmata da Assalco (Associazione Nazionale tra le Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia) insieme alle maggiori Associazioni del settore che riuniscono Medici Veterinari e Imprese dell’alimentazione animale e dei farmaci veterinari (Anmvi, Fnovi, Simevep, Enpav, Aisa, Ascofarve e Assalzoo). È ormai appurato che la compagnia dei pet generi numerosi benefici fisici e psicologici per la famiglia di cui fanno parte. È dovere della famiglia rispettare le caratteristiche etologiche e fisiologiche del pet e assumersene la responsabilità, occupandosi del benessere, della salute, delle interazioni sociali con gli altri animali, le altre persone e con l’ambiente».
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