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Dal Vangelo secondo il Masterplan: quando anche il Papa finisce nel cemento di Caserta

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Che a Caserta si potesse tirare in ballo chiunque pur di giustificare l’ennesima operazione immobiliare, lo sapevamo.
Che si arrivasse a coinvolgere pure Papa Francesco, appena defunto, nella santa alleanza tra urbanistica e palazzinari, beh… ci sembrava roba da fantascienza. E invece no: benvenuti a Caserta, dove neanche l’aldilà ti protegge da un piano edilizio.

Monsignor Pietro Lagnese, fresco di doppia diocesi e triplo entusiasmo, ha deciso che la morte del Pontefice era l’occasione perfetta per un colpo di teatro: dichiarare urbi et orbi che il Santo Padre “fu entusiasta” del progetto Macrico. Anzi – per chi volesse farsi prendere dalla mano – che addirittura appoggiava il piano.

Ora: o Papa Francesco si divertiva a esaminare bozzetti, render 3D e cubature dopo i vespri, oppure qualcuno sta approfittando della sacralità per dare una benedizione preventiva al cemento.

Guerriero Ciro, candidato Sindaco della città  ha dichiarato al riguardo: “Papa Francesco predicava Laudato Si’. Qui, invece, hanno capito ‘Costruiamo così’. Il punto è che, a oggi, il masterplan del Macrico è un po’ come il Santo Graal: tutti ne parlano, nessuno l’ha mai visto davvero.
Parchi delle arti? Biodiversità? Hub del fare? Tutte parole buone per la brochure patinata, ma sappiamo bene che qui, dalle serre alle villette a schiera, il passo è breve. Basta un piccolo miracolo urbanistico… e la Cappella “Laudato Si’” si ritrova circondata da residence, con box auto in omaggio“.

Vorremmo NOI di CasertaKest’è chiedere allora sommessamente a Monsignor Lagnese:
— Ma al Papa, glielo ha detto anche che nel frattempo, accanto ai parchi, potrebbero spuntare condomini come funghi?
— E che quei 250mila metri cubi sembrano più destinati ai mutui ventennali che alla contemplazione francescana?

Perché qui non si tratta di “coerenza con la povertà evangelica”. Qui si tratta di vedere se sotto la tonaca non si nascondano, più che le Sacre Scritture, i piani regolatori. E magari anche qualche piano interrato.

Intanto, tra un Amen e un atto di edificabilità, ci prepariamo a parlare di Don Antonello Giannotti: non “costruttore di pace”, come auspicava Francesco, ma ben più prosaicamente costruttore di business, per conto terzi e probabilmente anche per conto proprio.

Del resto, si sa: a Caserta, più che il Verbo, corre il verbo “costruire”. E in città, più che il segno della croce, si fanno i segni della volumetria.- conclude Ciro Guerriero

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