di Ciro Guerriero
Caserta è una terra splendida, ma stanca. Stanca di promesse elettorali vuote, di piani di sviluppo che non sviluppano nulla, di politiche attive per il lavoro che restano confinate nei comunicati stampa. Qui, il lavoro non manca solo: è diventato una leggenda urbana.
Non si tratta più soltanto della crisi economica. Si tratta di un modello fallito, basato per anni su precariato, assistenzialismo e “favori” spacciati per opportunità. Si tratta di intere generazioni cresciute con l’idea che il lavoro si ottiene se conosci qualcuno, non se sai fare qualcosa. E oggi, paghiamo quel prezzo.
La provincia di Caserta ha uno dei tassi di disoccupazione giovanile più alti d’Italia. Laureati che fanno le valigie. Artigiani senza commesse. Professionisti senza mercato. Donne escluse dal circuito produttivo come se fosse normale. Giovani che smettono di cercare lavoro, convinti che sia tempo perso. Una terra dove il talento è un bagaglio da portare altrove.
Eppure, nessuno ne parla abbastanza. I politici locali si riempiono la bocca di “rilancio”, “infrastrutture”, “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, ma intanto le zone industriali restano deserti di cemento, i centri per l’impiego sono inutili e la formazione è spesso scollegata dalla realtà del territorio.
Chi ha distrutto la speranza di futuro in questa terra?
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Chi ha governato per decenni senza mai creare un piano serio per l’occupazione.
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Chi ha trasformato le politiche sociali in strumenti di consenso.
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Chi ha bloccato la crescita economica in nome del controllo politico.
Il lavoro è dignità. Il lavoro è libertà.
E senza lavoro, Caserta non è solo una provincia in crisi: è una comunità condannata alla rassegnazione.
È ora di dire basta. Basta clientele. Basta contentini. Basta bandi-farsa scritti per “chi già si sa”. Serve una rivoluzione culturale e politica che rimetta il lavoro — vero, produttivo, pulito — al centro del dibattito.
Perché Caserta non ha bisogno di sussidi.
Ha bisogno di opportunità.
Ha bisogno di coraggio.
Ha bisogno di politiche che liberino e non che tengano in ostaggio.
Caserta non è una terra senza futuro.
È una terra senza chi glielo vuole davvero dare.
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