Crisi, Istat: per un’impresa su quattro rischi operativi.

Un’azienda su quattro, ossia “il 38% delle imprese (27,1% il loro peso occupazionale), segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività“. E’ la fotografia dell’Istat nel report sulla situazione del tessuto produttivo italiano a seguito dell’emergenza Covid. Tra marzo e aprile per quattro piccole e medie imprese su dieci c’è stato un calo del fatturato di oltre il 50%. Oltre…

Un’azienda su quattro, ossia “il 38% delle imprese (27,1% il loro peso occupazionale), segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività“. E’ la fotografia dell’Istat nel report sulla situazione del tessuto produttivo italiano a seguito dell’emergenza Covid. Tra marzo e aprile per quattro piccole e medie imprese su dieci c’è stato un calo del fatturato di oltre il 50%. Oltre la metà, inoltre, prevede una mancanza di liquidità.

ichiesta di accesso alla liquidità scontano tempi di risposta lunghiSecondo l’Istituto nazionale di statistica “sono il 42,8% del totale, le imprese che hanno fatto richiesta di accesso ad almeno una delle misure di sostegno della liquidità e del credito contenute” nei decreti Cura Italia e Imprese. “Le richieste di accoglimento soffrono di tempi di risposta relativamente lunghi. Al momento dello svolgimento della rilevazione (tra l’8 e il 28 maggio), il 57,4% dei richiedenti era ancora in attesa dell’esito della domanda (58,1% in termini di addetti)”. Di quelle che hanno presentato domanda “oltre un terzo (35,1%) ha ricevuto una risposta positiva, il 6,2% l’ha vista accogliere solo in parte mentre 1,4% ha avuto esito negativo”. Il 70,2% delle imprese ha fatto inoltre ricorso alla Cig mentre a marzo/aprile la quota di personale in lavoro a distanza arriva all’8,8% (dall’1,2% di gennaio/febbraio).

 

Mancanza di liquidità diffusa soprattutto nelle imprese più piccoleLa mancanza di liquidità per far fronte alle spese fino al 2020 è tanto più diffusa quanto minore è la dimensione aziendale, interessata anche da una dinamica più negativa del fatturato. Dal punto di vista settoriale è più’ accentuata per le imprese delle costruzioni, soprattutto se piccole (che rappresentano il 56,4% del totale) e per le micro imprese dell’industria in senso stretto (56,0%). Nell’ambito della manifattura, particolarmente colpite sono le imprese di alcuni settori tipici del Made in Italy, su tutti la fabbricazione di mobili (64,5%), l’industria del legno (64,2%) e le confezioni di abbigliamento (62,6%).

 

Divisioni geografiche Dal punto di vista geografico, ciò si traduce in una spiccata mancanza di liquidità soprattutto nelle regioni del Centro Italia (il 55,5% delle imprese, +4 punti percentuali rispetto alla media nazionale), ma sono presenti situazioni di forte disagio in alcune regioni del Mezzogiorno, come la Calabria (57,4%) e la Sardegna (56,1%).

 

Particolarmente a rischio le micro imprese Anche il rischio operativo e di sostenibilità dell’attività è più frequente nelle classi dimensionali più piccole: particolarmente a rischio sono le micro imprese (39,9%) attive in altri servizi (in cui arrivano al 47,4%, con forte peso dell’assistenza sociale non residenziale).

 

Calo del fatturato per la contrazione della domandaNei prossimi mesi quasi un’impresa su tre si aspetta una contrazione del fatturato a causa della riduzione della domanda locale e nazionale (rispettivamente il 32,1% e il 30,3%): all’andamento locale della domanda sono maggiormente sensibili le micro imprese e quelle attive nei servizi, specialmente nel Mezzogiorno. Il livello nazionale interessa invece di più le imprese di dimensione grande e media e le unità produttive nell’industria in senso stretto (spicca l’industria delle bevande, 81,4%) e, da un punto di vista geografico, quelle del Nord-est (Provincia autonoma di Trento 53,4%).

 

La domanda dall’esteroLa riduzione della domanda dall’estero (14,9%) colpisce invece di più le imprese di dimensione media e grande (rispettivamente 34,9% e 33,8%) attive nell’industria in senso stretto (55,4% e 58,3%). In termini geografici la variabilità è molto forte, si va dai massimi delle imprese delle Province autonome di Bolzano (26,9%) e Trento (25,9%) ai minimi del Molise (7,2%) e Calabria (6,7%).

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