«La gratitudine è un sentimento adulto» scrive Paolo Guzzanti in uno dei libri che ho apprezzato di più nel 2012, Senza più sognare il padre.
È una frase detta all’autore dalla sua psicanalista. Ed è una frase profondamente vera.
I nostri figli bambini e adolescenti, con l’eccezione di qualche attimo, sono incapaci di gratitudine; proprio come lo eravamo noi con i nostri genitori, alla loro età.
Sono troppo piccoli per rendersi conto sino in fondo di quell’immenso valore che è la vita. E tendono a imputare le prime sofferenze proprio a noi, che della loro vita siamo responsabili. Sarebbe sbagliato metterci a inseguire la riconoscenza dei figli, continuando a dare loro sempre di più: finiremmo per togliere significato al nostro dono, e per assuefarli a una vita facile, che non sarà purtroppo quella che dovranno affrontare.
Ormai è arrivato il momento fatidico di «mamma e papà non capiscono niente».
Sarò fortunato; ma con i miei figli proprio non riesco a offendermi. Certo mi manca l’abbandono totale di quando erano più piccoli; ma credo di aver conquistato molto altro, come la possibilità di parlare di tutto.
Quando poi saranno grandi, realizzeranno appieno quanto li abbiamo amati, e verrà il tempo della gratitudine: quello che stiamo vivendo con i nostri genitori anziani, o che non ci sono più.
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