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Giura fedeltà all’Isis: arrestato a Napoli, doveva fare una strage

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Alagie Touray, 21 anni, originario del GAMBIA, è stato fermato a Napoli, era sbarcato a Messina con altre centinaia di migranti il 22 marzo 2017, partiti dalla Libia, e da un anno risiedeva a Pozzuoli (Napoli).

Doveva fare più morti possibili. Un van, un’auto, un pullman. Lui doveva mettersi alla guida di un mezzo e buttarsi tra la folla. L’ordine gli era arrivato da una chat riservata su Instagram. Lui è stato fermato in tempo tre giorni fa a Licola, provincia di Napoli, da uomini della Digos e del Ros.

 «Ho ricevuto via Telegram l’ordine di lanciare un’auto contro la folla», ma pare che lui abbia risposto di non voler accettare una situazione del genere e che per il momento si trattava comunque “solo” di un progetto ancora in “bozza”. Il 21enne è stato ritrovato in un video nel quale giurava estrema fedeltà ad Al Baghdadi, califfo dell’Isis: «Giuro di prestare fedeltà al Califfo dei musulmani Abu Bakr Al Quaraishi Al Baghdadi, nei momenti difficili e facili, nel mese di Rajab giorno 2 e Allah è testimone di quello che dico». Il video pare fosse stato realizzato – con la conferma del 21enne migrante arrestato – lo scorso 10 aprile all’interno della sala mensa del centro di accoglienza nell’albergo di Licola dove il ragazzo viveva da oltre un anno.

Il procuratore Melillo ha poi invitato tutti a “non enfatizzare la portata dell’episodio”, elogiando nello stesso tempo il lavoro delle forze dell’ordine che hanno messo in sicurezza il gambiano accusato di terrorismo internazionale.

Si tratta dell’ennesima operazione antiterrorismo dopo quelle delle ultime settimane anche con le espulsioni di questi giorni nella galassia jihadista, 32 dall’inzio del 2018.

Segnalazioni su possibili attacchi arrivano in continuazione e vengono esaminate dal Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa). Il livello di allerta in Italia è al massimo, il 2. Quello successivo, il 3, scatta quando c’è un attentato in atto. I lupi solitari, come quelli che nel corso del tempo hanno colpito in Francia, sono il pericolo numero 1. Giovani, disadattati, di recente radicalizzazione, possono passare all’azione stimolati dai continui appelli al jihadismo che viaggiano in rete.

Da tenere d’occhio anche i combattenti di ritorno dai teatri di guerra: poco più di 120 quelli che hanno avuto a che fare con l’Italia. Per rientrare nei Paesi di provenienza possono seguire le rotte dei migranti, come più volte segnalato dal ministro dell’Interno Marco Minniti.

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