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La violenza sulle donne è un fenomeno ancora diffuso

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In un clima sempre più fosco, la data del 25 novembre acquisisce, dunque, una valenza maggiore. In questo giorno, dal 1999, si celebra la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne.

In tutto il mondo una delle prime  cause di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio compiuto spesso da persone conosciute, in particolare mariti, compagni, partner o ex partner. E l’Italia non fa eccezione: l’omicidio è la più grave di una serie di violenze che molte donne subiscono durante la loro esistenza. Secondo l’Istat, nel paese una donna su tre ha subìto qualche forma di violenza nel corso della sua vita, specialmente in famiglia.La violenza di genere è un fenomeno strutturale e diffuso, ma ancora in gran parte sommerso. Anche per questo dal 2017 in Italia è stata istituita una commissione parlamentare di inchiesta  sul  femminicidio che ha l’obiettivo di studiare quali sono i meccanismi che legittimano e alimentano la violenza sulle donne e di elaborare strategie e politiche per contrastarla. Ancora è difficile, infatti, anche solo raccogliere dati e statistiche sui femminicidi e su tutti i tipi di violenze di genere.

Le fonti attualmente esistenti sono fonti plurime, frammentarie, carenti e perfino non definite univocamente. Le fonti di tipo amministrativo, in ambito sanitario, giuridico, sociale, non sono ancora adeguate.

Anche le violenze commesse da sconosciuti o da persone con cui non si è legate da relazioni affettive sono più gravi. In sostanza, sebbene la violenza nel complesso sia diminuita, non solo non se ne intaccano le forme più gravi, ma la sua intensità aumenta. C’è in generale una maggiore consapevolezza delle donne, che ne parlano più spesso con qualcuno e si rivolgono di più ai centri antiviolenza, agli sportelli o ai servizi contro la violenza sulle donne. Inoltre, nonostante si continui a denunciare poco, lo si fa più che nel passato.

“Emerge una maggiore consapevolezza delle donne nei confronti del fenomeno. Il fatto che diminuisca la violenza meno grave, soprattutto tra le giovani, può voler dire che le donne riescono a interrompere la relazione prima che si avvii l’escalation”, ha spiegato il presidente di Caserta Kest’è e candidato a sindaco di Caserta, dott. Ciro Guerriero. “Però, maggiore consapevolezza e ricerca di autonomia e libertà femminile possono aver scatenato una reazione maschile più aggressiva da parte di quegli uomini con un comportamento ispirato a desiderio di dominio e di possesso,” sottolinea il presidente di Caserta Kest’è . Innanzitutto è bene capire quali sono i segnali che indicano che una donna è vittima di violenza. Se le brutalità fisiche si palesano con lividi e segni sul corpo, quelle psicologiche, invece, sono più difficili da riconoscere. Generalmente una donna che subisce una violenza psicologica è una persona insicura, con bassa autostima dovuta alle mortificazioni subite, che si spaventa facilmente e che evita il contatto con gli altri, anche con gli individui a lei cari. L’isolamento sociale ha la doppia funzione di accondiscere le richieste del partner violento e di nascondere agli altri (e a se stessa) la gravità di quanto accade e di cui ci si vergogna.

Spesso la relazione della vittima con il suo carnefice si basa su una dipendenza affettiva. Il partner, che poi si rivela aggressivo, è stato inizialmente (e lo è anche dopo ogni episodio di violenza) amorevole e premuroso. Si instaura, così, una difficoltà a integrare i due atteggiamenti. Esistono segnali precisi della violenza che, come si ricorda, è trasversale, ovvero riguarda chiunque a prescindere dal livello di studi e dal ceto sociale:

  • soprusi giustificati dalla semplice appartenenza al genere femminile;
  • linguaggio sessista;
  • disuguaglianza uomo donna;
  • angherie che inizialmente sono di tipo psicologico;
  • offese, minacce, umiliazioni;
  • aggressioni fisiche;
  • aggressioni sessuali;
  • controllo costante e stalking;
  • generazione di senso di colpa nella vittima;
  • isolamento sociale.

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