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LEGA: Zinzi lancia la corsa di Del Rosso alle Regionali, che se perde vuole lo scranno di Castropignano

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Gaeta – A sancire l’avvio ufficiale della campagna elettorale della Lega  è stato l’On.Zinzi, con la candidatura di Maurizio Del Rosso alle prossime Regionali, che ha definito la scelta “un atto di coraggio e responsabilità”, invitando i cittadini fuori regione a sostenerlo con convinzione.

Fin qui, nulla di nuovo sotto il sole della propaganda. Ma a rendere l’evento degno di nota è la clamorosa amnesia politica che accompagna da mesi gli esponenti locali del Carroccio: parlano di sicurezza come se fosse un tema “delegato ad altri”, dimenticando che il Ministero dell’Interno – che ha in mano l’ordine pubblico e il coordinamento delle forze di polizia – è guidato da Matteo Piantedosi, il ministro scelto e difeso proprio dalla Lega.

Lo slogan che non convince

Vinciamo le Regionali e riprendiamoci la nostra città”, ha dichiarato Del Rosso dal tavolo della ‘pappatoria’ pardon rinfresco. Una frase che suona paradossale: da chi bisognerebbe “riprenderla”, se non da chi oggi governa e ha già la titolarità delle leve della sicurezza nazionale?

Una campagna in salita

Insomma, più che un atto di coraggio, la candidatura di Del Rosso sembra un esercizio di equilibrismo: promettere sicurezza ai cittadini dimenticando che, se la città vive disagi, è anche perché la Lega – da Roma – non è stata in grado di garantire ciò che a parole considera la sua priorità assoluta.

La corsa elettorale è cominciata. Ma con queste premesse, più che un “contatto diretto con i cittadini”, rischia di diventare un contatto diretto con la realtà.

È l’arte di sopravvivere anche al disastro più evidente: presentarsi come parte della soluzione dopo essere stati parte sostanziale (o residuale) del problema.
Poltrone da occupare, slogan da rilanciare, città da “riprendere”. Ma da chi? Dalla Lega stessa?

Caserta non ha bisogno di nuovi slogan: ha bisogno di guardare in faccia una verità che brucia.
Due dissesti finanziari dichiarati dal Comune. Uno scioglimento per infiltrazioni e condizionamenti della criminalità organizzata nell’azione amministrativa. Eppure, nulla sembra al momento cambiare.

I riciclati della politica

I consiglieri comunali sciolti appena quattro mesi fa sono già di nuovo in campagna elettorale: pronti a riciclarsi alle Regionali e alle future Comunali come se la città non fosse stata travolta dall’ennesima umiliazione.
Di assunzione di responsabilità politica, nemmeno l’ombra. Hanno continuato a sedere fino all’ultimo secondo dell’ultimo giorno, legittimando il “far finta di nulla”. andando perfino a ‘consigliare’ i commissari sul da farsi…ma Caserta kest’è c’è e, li osserva!!!

Il maestro del far finta di nulla

In prima fila l’ex sindaco Carlo Marino, rinviato a giudizio per turbativa d’asta nella maxi gara rifiuti da 116 milioni del 2018.
Mentre le inchieste coinvolgevano assessori, funzionari e dirigenti, con misure cautelari a raffica, il sindaco restava lì: immobile sulla sua poltrona.
Immobile lui, immobili i consiglieri di maggioranza. Immobili quelli di minoranza. Statue di gesso sedute su un sofà istituzionale, mentre la Commissione di accesso – dal 7 agosto 2024 al 7 febbraio 2025 – verificava e accertava anomalie gravi e condizionamenti mafiosi.

La grande rimozione collettiva

Dov’erano i consiglieri comunali che oggi bussano di nuovo alle porte dell’elettorato?
Negli atti del Consiglio non compaiono interrogazioni sulla legalità amministrativa. Nessun allarme. Nessuna denuncia.
Nelle Commissioni di Controllo e Garanzia, oltre al gettone di presenza, quale azione concreta hanno messo in campo?

Il decreto di scioglimento firmato dal prefetto Volpe è nero su bianco. Eppure, chi ha responsabilità politiche si ricandida come se niente fosse.

Troppo facile

Troppo facile farsi chiamare sindaco, assessore o consigliere comunale e, davanti a un fallimento, non avere una sola responsabilità politica.
Troppo facile incassare ogni mese indennità e gettoni, e poi atteggiarsi a “cittadini come noi”.
Non è così. Perché davanti a un fallimento non si può essere senza colpa.

p.s. Quando un candidato della Lega  scrive “riprendiamoci la nostra città”, non serve ironia: la satira è già dentro lo slogan.

  
     
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