Oggi, 20 gennaio San Sebastiano, considerato compatrono della città con Sant’Anna

CASERTA – Nella giornata di oggi si ricorda senza dubbio San Sebastiano, co-patrono di Caserta, ricordato in quanto fu un militare romano martirizzato dall’imperatore Diocleziano. La sua scelta come compatrono della nostra città, assieme a Sant’Anna, celebrata il 26 luglio, avvenne intorno al 1113. In realtà San Sebastiano è ricordato anche per essere il patrono…

CASERTA – Nella giornata di oggi si ricorda senza dubbio San Sebastiano, co-patrono di Caserta, ricordato in quanto fu un militare romano martirizzato dall’imperatore Diocleziano.

La sua scelta come compatrono della nostra città, assieme a Sant’Anna, celebrata il 26 luglio, avvenne intorno al 1113.

In realtà San Sebastiano è ricordato anche per essere il patrono del corpo di Polizia Municipale, degli Agenti di Polizia Locale e dei loro comandanti, ufficiali e sottufficiali.

In altre dottrine è considerato anche il patrono delle malattie contagiose ed è invocato contro le epidemie in generale, assieme a San Rocco. A Roma è anche considerato come il terzo patrono, dopo i due Apostoli Pietro e Paolo.

Si ricordano in particolare le parole pronunciate da Luigi Vanvitelli in questo giorno, nel momento in cui fu posata la prima pietra della Reggia di Caserta: ” Oggi non si lavora ed è festa generale per la nascita del Re e di precetto in Caserta per essere S. Sebastiano Protettore della Città” (era il 20 gennaio del 1756).

Per quanto concerne la sua storia, egli nacque a Narbona nel 256 d.C. e morì a Roma nel 288 d.C. Era un militare romano, precisamente prima come ufficiale dell’esercito imperiale, ed in seguito come comandante della prima corte pretoria, incaricato della difesa dell’imperatore.

Fu da subito un grande credente, tanto che sosteneva i cristiani incarcerati e diffondeva i messaggi del cristianesimo tra le schiere dei militari e dei cittadini.

Si narra che con un miracolo fece tornare la voce a una muta, precisamente a Zoe, moglie di Nicostrato.

Quando Diocleziano scoprì la fede di Sebastiano, decise di condannarlo a morte, facendolo legare ad un palo in un sito del colle Palatino, per poi denudarlo e traffiggerlo da decine e decine di frecce in ogni parte del corpo. Stante la tortura, Sebastiano era ancora vivo e fu salvato da Santa Irene.

Decise nuovamente di tornare al cospetto di Diocleziano per affermare la sua fede e di porre fine alle persecuzioni contro i cristiani.

L’imperatore ordinò allora che fosse flagellato a morte nell’ippodromo del Palatino, per poi gettare il suo cadavere nella “Cloaca Maxima”.

Successivamente le sua salma fu recuperata e sepolta in quelle che vengono oggi chiamate “catacombe di San Sebastiano”.

Nelle riproduzioni artistiche, il Santo è solitamente rappresentato come un giovane nudo, con il corpo trafitto tra frecce.

Esistono molte sue rappresentazioni in tal senso: basti ricordare il mosaico della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna (datato tra 527 e il 565), il mosaico nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, risalente al 682, oppure quello dipinto da Sandro Botticelli nel 1473, o ancora quello di Lorenzo Costa del 1490-1491.

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