LIVORNO. Da dieci mesi è una emergenza nelle corsie degli ospedali della Toscana occidentale eppure fino a pochi giorni fa era uno spettro innominabile. Da Massa a Livorno, ha colonizzato centinaia di pazienti fra quelli ricoverati negli ospedali dell’Asl Toscana nord ovest e a Cisanello; ne ha infettati più di 50, alcuni li ha perfino uccisi, ma solo mercoledì la Regione ha raccontato di aver formalizzato, con un decreto firmato il 26 luglio, un monitoraggio costante su chi entrava nei reparti con i sintomi sospetti di un’infezione killer.
IL SUPER BATTERIO E IL “CASO TOSCANA”
Sì perché c’è un super batterio che spaventa la Toscana, un germe resistente agli antibiotici, anche a quelli di «secondo livello», che ha acceso un campanello d’allarme perfino in Europa. Un focolaio senza precedenti, «la cui origine non è stata ancora determinata». Così lo ha descritto in un rapporto del 4 giugno scorso l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Il dossier è il risultato delle informazioni inviate alle autorità sanitarie italiane ed europee da sette ospedali toscani dell’area nord ovest fra novembre 2018 e maggio 2019, e descrive 350 casi di pazienti positivi a un microrganismo mai riscontrato in queste proporzioni in Italia. Anzi, a colpire è un enzima, quello capace di far mutare il germe e renderlo quasi invulnerabile.
Isolato per la prima volta nel 2008 in un turista svedese di ritorno dall’India, si è diffuso più volte in Europa, ma mai con queste concentrazioni in un’area così ristretta. Si chiama New Dehli metallo beta lactamase. Abbreviazione: Ndm.
GLI EFFETTI E LE VITTIME
Secondo il rapporto dell’Ecdc, di 350 pazienti positivi, 50 hanno sviluppato un’infezione del sangue (oggi sono 44 quelli ancora ricoverati, a stare ai dati della Regione), a 43 persone sarebbe stato riscontrato nelle urine, in 15 casi l’Ndm è stato isolato nelle vie respiratorie, in 242 avrebbe colonizzato, senza degenerare, l’apparato gastrointestinale. Per una fonte qualificata contattata dal Tirrenosarebbero circa 15 i morti causati da setticemie innescate dal super germe. Una cifra non confermata però dall’azienda sanitaria né dalla Regione. «Non è immediata la correlazione fra decessi e infezioni – dice il direttore sanitario dell’Asl Nord ovest, Lorenzo Roti – anche per via di condizioni cliniche precedenti già gravemente compromesse da altre patologie». «No – aggiunge Roti – finora non abbiamo avviato uno studio in tal senso. Non si tratta di un’epidemia con numeri troppo diversi da quelli registrati per molte infezioni ospedaliere dovute a batteri resistenti agli antibiotici che gestiamo abitualmente». Anche se adesso la Asl aumenterà «la sensibilità diagnostica dei laboratori di microbiologia per stabilire eventuali nessi di causalità».
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