Giuseppe Cordua, 64 anni, custode del Museo di Capodimonte, integerrimo custode. Domenica scorsa ha impedito a Riccardo Muti di esibirsi al pianoforte nel Salone delle Feste, prima che il direttore Sylvain Bellenger lo convincesse a dare il via libera al direttore d’orchestra.
Il fatto:«Domenica scorsa c’era l’ingresso gratuito al Museo. In questi casi, capita che entrino 3 o 4mila persone. E perciò noi custodi dobbiamo essere particolarmente attenti. C’è gente che arriva qui e non nemmeno si rende conto di tutto quello che vede. Intendo dire che tanti non capiscono nulla del Museo e nemmeno delle sue regole. Mi trovavo nella sala attigua a quella del pianoforte. Improvvisamente ho percepito dei rumori, provenienti proprio dal Salone delle Feste, e ho capito che c’era qualcuno che suonava.Mi sono precipitato e ho trovato questa turista al piano. Prima l’ho presa in giro. Le ho detto: signora, gradisce un chinotto o una bottiglia d’acqua? Vuole qualcosa al bar? Subito dopo l’ho apostrofata, dicendole che quel pianoforte è un patrimonio e perciò non si può nemmeno sfiorare. Siamo al museo, non alle giostre, ho urlato, cacciandola in malo modo. Pensavo di essere stato chiaro.
Invece, dopo un quarto d’ora ho sentito di nuovo i suoni che arrivavano dalla sala. Al quel punto mi sono detto: allora questi hanno preso il vizio? Sono tornato in sala e ho visto un signore seduto al piano con una bambina accanto, forse la nipotina. Il signore aveva l’aria molto distinta, ma io avevo il dovere di fermarlo Per questo ho detto a Muti di allontanarsi e lui ha capito perfettamente il senso delle mie parole. Le regole sono uguali per tutti, anche per i più grandi maestri».
Il Custode Cordua, eppure ha interrotto un valzer di Chopin eseguito da Riccardo Muti per pochi fortunati. Non le sembra eccessivo il suo zelo? «Ho fatto il mio dovere. Questo è un museo. Il maestro aveva appoggiato la giacca sul pianoforte e ha incominciato a suonare. Io non sapevo nemmeno chi fosse quel signore. Non lo conoscevo, anche perché è arrivato qui a sorpresa. Ma sapevo soltanto che è severamente vietato. D’altronde lavoro qui da 16 anni e conosco benissimo tutti i divieti. Prima ancora lavoravo al Museo Archeologico. Questo è il mio lavoro. Se c’è qualcuno che non rispetta le regole, io intervengo, anche se si tratta di Riccardo Muti».
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