Basta, finita la pandemia, non c’è più coviddì. La sinistra chiusurista, cavillista, anaffettiva, tutta lockdown e lasciapassare, l’homo piddinus spione, delatore, paranoide, burocrate, inguaribilmente stronzo, sempre pronto a denunciare assembramenti, a maledire quattro amici al bar, a proibire anche il respiro, il piddinus trinariciutus padulus si scuote dal torpore di una emergenza ormai consunta e ne trova un’altra: tutti in piazza “per l’Ucraina”. Della quale ai piddini non può fregare di meno e comunque molto meno dell’ultimo smaltino gender per bambini o della nuova favolosa zuppa di farro bio (servita da Venancio, il cameriere di Daniele Capezzone), ma è il riflesso condizionato da “è scoppiata la guerra e non ho niente da mettermi”.
Che facciamo? Cantiamo? Ci mettiamo in mostra semmai alla finestra: Ce la faremoooooo!!!, facciamo quelli che hanno capito tutto? Scendiamo in piazza a ballare, niente mascherine e niente QR?
Trenta, quaranta anni di propaganda onirica e poi piove una guerra, che mette fine alla politica delle parole, dei gessetti e , che spazza via la favola bella della globalizzazione “che mette d’accordo tutti, i belli con i brutti”, il potere del commercio e del denaro oltre le colonne d’Ercole che c’era anche tremila anni fa ma non ammantato in dogma, la guerra dei dittatori e dei pazzi, dei soldati e dei razzi, dei vili e dei feroci, un carrarmato punta una macchinetta e la schiaccia come un insetto, un ospedale per bambini terminali viene evacuato e li mettono tutti in uno scantinato, senza cure, per salvarli dalle bombe li fanno morire di cancro. E questi si mettono su Twitter dicendo che vanno a prendere aria in segno di solidarietà, e poi finiscono all’apericena, dove tagliano la realtà con l’accetta, stabiliscono, loro, chi ha ragione e chi no e soprattutto si pongono serie questioni etiche: come si mette adesso er Piddì? Sono venuti bene i selfie con la Quartapelle e il compagno Letta?
Certamente agli ucraini sotto le bombe avrà dato una sferzata di coraggio sapere che i compagni italiani stavano a fumare e a cazzeggiare nei centri storici di Milano, Torino, Roma, Bologna, senti che tepore, è quasi primavera. Mentre nelle dirette televisive, mandarini mediatici di provata fede piddina si divertono a definire gli ucraini un popolo di sguattere e puttane. Però con la faccia seria, preoccupata di circostanza. Chi volete prendere in giro, compagni farisei? Questa tragedia è una farsa comunque la si guardi.
Nell’impotenza rimbambita di Biden, nei pretesti di Putin, nelle ragioni di chi lo sostiene, ma anche nella cialtronaggine di chi tira la linea e divide i buoni dai cattivi e mette in scena gesti eclatanti quanto stupidi, le solite sparate a effetto, le piazze, le luci sui Palazzi, le cacciate dei direttori d’orchestra sgradevoli, messi di fronte al dilemma: o dissociarsi da Putin e far deportare i familiari, o perdere l’incarico. Ma la sinistra è così, va di grana grossa, al rasoio di Occam preferisce la scimitarra. Non che altrove siano più sottili, ormai è un virus, la geopolitica, la medicina, la metafisica, tutto formato Twitter.
Oggi l’Ucraina a te, domani Taiwan a me. Chissà poi come finirà, se Xi lascia Vladimir col cerino in mano quello rischia di bruciarsi come un bonzo. Ma le saldature tra dittatori ci sono e sono la conseguenza di un occidente mollemente sdraiato, l’Europa dei falansteri patetica e inconsistente, con la cotonatura frigidamente fuori moda di Ursula, un’Europa di tailleurini bancari, di priorità debosciate, nessuna politica, nessun esercito e per fortuna, lo farebbero subito con le divise rosa.
Come dice il compagno Guccini, anarchico che vota Pd, partito di potere: sono preoccupato dal ritorno dei nazifascisti, da Meloni e Salvini. E un simile pallonaro lo venerano da mezzo secolo come un guru. Forza, compagni, che oggi ultima domenica di carnevale, c’è il sole, e il popolo ucraino può attendere.
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