Assessora alla Pubblica istruzione del Comune di Caserta, nominata illegittimamente al liceo Manzoni

I giudici della sezione Lavoro della Corte d’Appello di Napoli (presidente Carla Musella, consiglieri Maria Gallo e Carmen Lombardi) accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Luigi Adinolfi per conto della dirigente scolastica (oggi in pensione) Maria Rosaria Clemente, ritengono che l’attribuzione della dirigenza scolastica del liceo Manzoni di Caserta ad Adele Vario  ”è stata fatta in…

I giudici della sezione Lavoro della Corte d’Appello di Napoli (presidente Carla Musella, consiglieri Maria Gallo e Carmen Lombardi) accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Luigi Adinolfi per conto della dirigente scolastica (oggi in pensione) Maria Rosaria Clemente, ritengono che l’attribuzione della dirigenza scolastica del liceo Manzoni di Caserta ad Adele Vario  ”è stata fatta in violazione delle regole indicate e quindi deve ritenersi illegittima”
La battaglia giudiziaria ha avuto inizio dopo l’affidamento dell’incarico di dirigente del Manzoni di Caserta alla Vairo (oggi assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Caserta, che non si è costitutia in giudizio): la Clemente, allora dirigente scolastico della scuola secondaria di primo grado Pascoli di Casagiove, aveva contestato all’Ufficio scolastico regionale per la Campania ed al Ministero, la mancata possibilità di poter concorrere per la dirigenza del liceo perché la stessa si sarebbe liberata due settimane dopo che era stato chiuso il periodo per la messa a disposizione.“

Il giudice di primo grado aveva però respinto il ricorso, sostenendo che la dirigente Clemente non aveva presentato la domanda per l’incarico e per questo la stessa non poteva essere presa in considerazione. Di tutt’altro avviso, invece, i giudici d’appello che hanno evidenziato la “mancata pubblicità” dell’ufficio scolastico regionale per la sede liberata dal preside Tufariello (che ottenne la mobilità a Santa Maria Capua Vetere) non dando quindi la possibilità a tutti i dirigenti di poter presentare la domanda. La sentenza della Corte d’Appello, accogliendo dunque il ricorso, ha reinviato gli atti al giudice di primo grado per valutare l’entità del risarcimento per la dirigente Clemente che ha chiesto, complessivamente, circa 175mila euro tra retribuzione maggiorata e danno d’immagine.

 
 

 

 

 
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