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CAPUA. Il centrodestra è vivo: Antropoli si prende Fi

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Finalmente anche a Capua è tornata di moda la politica. Ora che le Europee si approssimano i grandi elettori si stanno mettendo in riga per cercare uno strapuntino da cui riorganizzarsi in vista degli appuntamenti elettorali che arriveranno nel 2025. Provinciali, se il governo abolirà la riforma Del Rio, regionali, comunali e via via fino alle politiche che, oggi, sembrano lontanissime (ovviamente pensando alla scadenza naturale della legislatura).

Tra le grandi manovre si è distinta quella messa in atto da Carmine Antropoli che, dopo tanti salamelecchi all’europarlamentare Carmine Antropolie al vicepremier Antonio Tajani, è riuscito nel grande rientro piazzando il fratello Massimo, consigliere comunale a Capua, direttamente nel partito rientrato così nelle istituzioni cittadine. Una situazione che non sorprende più di tanto, visto che la militanza azzurra di Antropoli non è mai stata messa in discussione.

Opportunamente, il primario, per evitare sovraesposizioni pericolosissime (che carissimo sono costate ad altri esponenti di primo piano del fu centrodestra berlusconiano provinciale), ha preferito prima risolvere le sue questioni giudiziarie. Un ritorno in Fi, quello degli Antropoli’s, non scevro da polemiche. Il primo atto concreto del forzista Antropoli è stato un no al presidente della provincia Giorgio Magliocca e al consigliere regionale Giovanni Zannini (ormai pronto a diventare un azzurro) che gli avevano chiesto di abbinare al voto di Martusciello quello di una candidata utile a ‘contare’ i voti che il capuano avrebbe apportato alla battaglia per le europee.

Il ritorno di Fi in consiglio comunale manifesta però, la voglia matta di associarsi ai partiti quando, per prendere i voti dei capuani, le sigle partitiche erano state abbandonate. Come non ricordare la vergognosa campagna elettorale del 2022 in cui il centrodestra scelse di camuffarsi sotto insegne civiche poco credibili, estromettendo i partiti dalle istituzioni comunali anche a scapito della credibilità di quegli stessi partiti che, nonostante i sondaggi favorevoli, sono territorialmente morti e sostituiti da una guerra tra bande permanente.

 

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