Caserta: Che fine ha fatto il bilancio del dissesto?

Il 17 maggio, sono giusto 3 mesi dal giorno in cui  il consiglio comunale di Caserta, forse inconsapevolmente, ha approvato il bilancio stabilmente riequilibrato, cioè quello strumento di programmazione contabile-finanziaria obbligatorio per i comuni che hanno dichiarato il dissesto. Ricordiamo che quel bilancio era di seconda redazione, perché era stato già bocciato dalla sezione del ministero…

Il 17 maggio, sono giusto 3 mesi dal giorno in cui  il consiglio comunale di Caserta, forse inconsapevolmente, ha approvato il bilancio stabilmente riequilibrato, cioè quello strumento di programmazione contabile-finanziaria obbligatorio per i comuni che hanno dichiarato il dissesto.

Ricordiamo che quel bilancio era di seconda redazione, perché era stato già bocciato dalla sezione del ministero degli interni che si occupa di questi controlli.

Effettivamente tre mesi sono eccessivi e iniziamo ad avere qualche perplessità al riguardo, visto che è un ritardo inspiegabile del governo, oppure c’è stata già qualche risposta e noi, cittadini, non siamo stati messi al corrente?

Bisogna riconoscere che il controllo del governo è l’unico credibile, dato che i revisori dei conti ai quali di recente è stata aumentata l’indennità, sembrano schiacciati sulle posizioni dell’amministrazione comunale che con ben due dissesti, dovrebbe essere guardata a vista.

A tal proposito, il corposo elenco di inadempienze, rendono Caserta tra i pochi comuni d’Italia che si trova in queste condizioni, perché oltre al bilancio stabilmente riequilibrato di cui non sappiamo ancora nulla, l’amministrazione comunale, guidata da Carlo Marino, non ha approvato nell’ordine, il consuntivo dell’anno 2017, il previsionale dell’anno 2018, il consuntivo 2018 e ora anche il previsionale 2019.

Adesso, diteci, se questo comune è degno di stare in un consesso di regole democratiche e di diritto in grado di rendere credibile l’azione di un ente pubblico così come attivata dagli attori del mandato popolare? A voi, l’ardua  sentenza…

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