La giunta comunale della città capoluogo ha approvato il conto consuntivo. Risultato, un vero e proprio disastro.
Ovviamente, neanche uno degli assessori ha avuto il buonsenso di mettere a verbale questa semplice dichiarazione: “Così non si può andare avanti”.
Anche noi, dopo aver visionato il bilancio consuntivo siamo legittimati a pensare che i conti del comune di Caserta sono un disastro, e che tra qualche anno si dovrà dichiarare il terzo dissesto, stavolta più rovinoso del secondo che, poteva essere evitato e molto somigliante al primo, costituito da un buco astronomico.
Volete sapere quanto i nostri cari amministratori Carlo Marino, Federico Pica e Girolamo Santonastaso hanno scritto nella posta di bilancio contenente i residui attivi Tari, cioè i soldi che il comune di Caserta è convinto (perché se così non fosse non metterebbe tale cifra a bilancio) di incassare a titolo di recupero di mancati pagamenti dei ruoli relativi a quest’anno e a quelli immediatamente precedenti? Quasi 48 milioni di Euro: 7 milioni e rotti relativi proprio all’esercizio approvato in giunta nei giorni scorsi e 40 milioni , frutto del ritmo implacabile di questa autentica e devastante cambiale che i casertani avranno di nuovo in carico quando sarà dichiarato il prossimo dissesto, e quindi un futuro pieno di tasse nazionali, regionali, provinciali e comunali.
Infatti, la capacità di incasso da parte del comune è del 15.32%, quindi, non ci vuole una laurea per capire che di qui a poco, questi 48 milioni di euro diventeranno, circa 40 milioni, di debiti irreversibili, inesigibili e soprattutto non più utilizzabili per truccare il bilancio con il giochino dei residui. Un disavanzo di bilancio oggi mascherato con un artificio, con un gioco d’abilità, grazie alla tolleranza del legislatore, che avendo il problema di enti locali, i quali, dopo essere stati i maggiori colpevoli del disastro dei conti pubblici italiani, hanno subito (a nostro avviso, giustamente) tagli pesantissimi, non se la sente ora di completare la riforma, già iniziata, che trasformi i residui attivi in quello che dovrebbero veramente essere in un paese civile: crediti realmente, concretamente, materialmente esigibili e non numeri virtuali destinati a scaricare sulle future generazioni la frenesia di spendere e di spandere. Perché è così: l’uso indiscriminato e spregiudicato dei residui attivi serve, infatti, ad evitare politiche di bilancio salutari e virtuose; serve a mascherare i debiti in modo da poter spendere tutto quello che si può spendere.
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